lunedì 13 maggio 2019

Non è stato il maggiordomo


Quella mattina, alle sette e zero - zero, la squadra investigativa del commissariato di Sorrento era già quasi tutta al lavoro; Amalia, l’unità cinofila in dotazione al reparto, era schiancata ai piedi del suo sovrintendente preferito Antonino Gargiulo, il quale le controllava minuziosamente il mantello accarezzandola piano piano. ”Ecco!” esclamò il commissario Sorrentino: ”Questo è quello che intendete per servizio attivo; praticamente continuare a poltrire nell’orario di lavoro!” Gargiulo alzò lo sguardo verso il suo superiore: ”Dottò! Ma avete visto la qualità del pelo? Forse bisognerebbe integrare un po’ la pappa…”
Il commissario lo interruppe:” Forse bisognerebbe cambiare bar…Giggino mette troppa crema nei bomboloni che tu e sta lavativa ingurgitate… forse!” Antonino soffiò qualcosa d’incomprensibile e girò rapidamente la pizza: ”A che ora ci aspetta il barone?” Sorrentino, senza rispondere, guardò il vecchio orologio vintage appeso alla parete del suo ufficio:” Commissà !” Riprese il collega:” Ma lo sapete che barone ha la stessa radice di baro!? Era un po’ il personaggio di confine tra i lestofanti comuni e la nobiltà; roba buona insomma… quasi come alcuni nostri politici… senza voler offendere, beninteso!” Il commissario lo guardò perplesso, era nella natura di Antonino stupire i suoi interlocutori con botte di cultura improvvise.” Tonì! Il barone è mattiniero, tra venti minuti dobbiamo essere lì, andiamo!” La bullmastiff a quel punto scattò in piedi e con una rapida scrollata del mantello fece capire di offrirsi volontaria per la missione. Contemporaneamente il vice commissario Vitaliano De cataldis comparve affannato sulla porta del corridoio:” Buongiorno a voi, scusate il ritardo, io sono quasi operativo, vi chiedo solo un minuto da Giggino per il caffè.” A quelle parole così precise, il vicebrigadiere unità cinofila Amalia, in forze al commissariato di Sorrento, si incollò al suo fianco e, scordandosi di amici e superiori, con il testone bavoso spinse Vitaliano nella direzione del bar.
“Perfetto! “Esclamò il commissario: ”Mò si che siamo in azione!”
“Accomodatevi prego! Venite, venite che vi mostro il giardino!” Elegante e slanciato, il barone Teodoro di Primavalle dava perfettamente l’idea della nobiltà che, in tempi ormai trascorsi, aveva reso più vivace la vita mondana sorrentina. La squadra di poliziotti con Amalia al seguito venne gentilmente introdotta nel bellissimo parco di villa Cristina: ”In tempi  migliori avrei mandato il maggiordomo a ricevervi… ma ormai!...   Oggi trovare qualcuno degno di tale qualifica è diventato impossibile… così mi arrangio da solo…” Sorrentino mostrò al nobile il guinzaglio che teneva in pugno e chiese:” Se Amalia le dà fastidio la posso legare!?” Ma Teodoro alzò una mano in segno di benevolenza e sorridendo disse:” Questa casa è sempre stata aperta a tutti e in special modo agli animali, venite che vi mostro…” Il gruppo arrivò in un’ampia radura dove erano allineate una serie di lapidi, i poliziotti restarono in silenzio mentre il barone iniziò a raccontare: ”Questo è il piccolo cimitero della casa…” Gargiulo si era avvicinato ad uno dei cippi, e lo osservava perplesso:” Capisco il vostro stupore… qui vengono sepolti, da più di duecento anni, tutti gli animali che hanno tenuto compagnia alla mia famiglia… è una tradizione dei Primavalle…” Gargiulo lesse l’epigrafe:” Qui dormono assieme, Guaglione e Nennella, periti tragicamente nell’incendio della rimessa a cui facevano la guardia. Il barone Anselmo in segno di riconoscenza perpetua pose. A.d. 1868”
La voce allegra del loro ospite lo riportò alla realtà “Andiamo, non voglio intristirvi ulteriormente, vi offro un caffè e parliamo del perché vi ho convocati”
“Prima di tutto vi ringrazio per non aver usato l’auto di servizio, ho detto alla governante che sarebbero venuti alcuni amici in visita, non vorrei allarmare qualcuno…”
Antonino Gargiulo strinse i pugni ansioso di agire, e De cataldis, con un gesto automatico, controllò che la sua artiglieria fosse a posto. Sorrentino sorrise al barone e chiese: ”Ha subito qualche furto, vero?” Teodoro sorrise a sua volta:” Lei è proprio come mi è stato descritto: giovane e intelligente; in verità, la nobildonna che mi ha parlato di lei ha sottolineato anche un altro tipo d’interesse nei suoi confronti… mi scusi!”  Vitaliano senza farsi vedere dal barone sgomitò Gargiulo, poi si strofinò silenziosamente le mani sogghignando verso il suo superiore il quale era arrossito. Amalia, invece, si era seduta in estasi accanto ad un tavolino basso sul quale una elegante cameriera aveva adagiato un vassoio con un bellissimo servizio da caffè e un bel po’ di biscottini assortiti che, con il loro profumo, provocavano all’U.C. un vistoso rivolo di bava luccicante; il barone osservò attentamente la bullmastiff, poi le parlò come se fosse una sua pari: ”Sei bellissima, tu saresti stata l’amore di mio padre, lui stravedeva per i molossi inglesi.” Quindi si girò verso i suoi ospiti umani:” In questa casa lavorano dodici persone, alcune sono qui da decenni, le ho scelte io personalmente e devo dire che fino alla scorsa settimana tutto è sempre filato liscio.” Sorrentino fissava negli occhi il barone mentre gli altri due poliziotti guardavano con curiosità quella specie di museo che era il salone in cui si trovavano. Il nobile continuò: ”Una delle cameriere, spolverando, ha notato che la smaltatura in oro di una porcellana si stava scrostando e così mi  ha portato la statuina; debbo premettere che sono un esperto, e che la mia collezione di Capodimonte vale molte migliaia di euro, quindi mi sono accorto subito che si trattava di un falso, poi le ho controllate tutte e ho verificato che più di una decina di esse sono state sostituite con delle copie.” Gargiulo era poco distante dal gruppo e stava rigirandosi tra le mani una delle deliziose manifatture, d’un tratto esclamò: ”Questa col cane è stupenda ed è datata 1248; è veramente così antica!?”Teodoro di Primavalle sorrise benevolo: ”Quella che vede non è la data di fabbricazione, ma il numero d’inventario; ed è proprio il particolare che manca alle copie, tra l’altro molto bene eseguite.” Sorrentino si avvicinò al barone e indicandogli Gargiulo chiese sottovoce:” Lei è proprio sicuro di non voler mettere alla prova un nuovo maggiordomo?...”
L’alba sorprese Antonino Gargiulo  che, strizzato in un elegante livrea, portava a spasso per il parco di villa Cristina l’ultimo acquisto del barone, un bellissimo esemplare di bullmastiff di nome Adelia, che sarebbe stata la fattrice del nuovo allevamento dei Primavalle.”Piccirè ,mi raccomando statti vicina a me, cerchiamo di non fare danni.” Antonino diede rapidamente un’ occhiata alla lista delle mansioni che gli era stata fornita e sbuffò:” Bella mia , qua dobbiamo fare in fretta a scovare il manigoldo o se no rischio di restare ucciso in servizio… per la fatica voglio dire.” Amalia lo seguiva passo passo,  annusando il terreno in cerca d’indizi. “ Buon uomo ! Venga, mi dia una mano a caricare la macchina.” Gargiulo riconobbe  la voce della governante, e magicamente la donna comparve al suo fianco; Amalia scodinzolò gentile e la signora le mollò immediatamente un biscottino. Tonino fu un attimo geloso, ma poi in maniera professionale le disse:” Signora, il barone ha detto che la bestiola deve essere nutrita solo negli orari consoni.” Lei lo guardò divertita:” La bestiola?  Questa qui peserà dieci chili più di me, e poi quali sarebbero gli orari consoni?” Gargiulo fece per parlare ma Anna alzò una mano:” E’ da stamattina che vi osservo e ho notato che tra colazione, merendina e biscottini vari lei vizia la bestiola in maniera indegna…” “ Va buoh! Carichiamo la macchina che è meglio.” “Ecco, è meglio! Anzi, mentre lei provvede, mi lasci l’animaletto che ci facciamo un giro.” Quella fu l’ultima frase che la donna profferì, perché, mentre si chinava per agguantare il guinzaglio di Amalia, la bull mastiff partì a razzo in direzione dell’auto del barone e, mentre l’autista sbigottito lasciava cadere la sua borsa da viaggio, la cagna ci si sedette sopra con aria soddisfatta. Il poliziotto era entusiasta:” Anna per favore può chiamarmi il barone? E’ importante”. ” Antonino, mi pare che lei stia esagerando, chiamare il barone? Ma che siamo al mercato!? Semmai sarà il barone a chiamarci e magari a licenziarci per il casino che stiamo facendo.” Ma Antonino Gargiulo, sovrintendente capo del commissariato di Sorrento, tirò fuori il suo tesserino e lo porse alla governante che partì immediatamente in direzione della villa.
L’autista era rimasto immobile e Amalia , in attesa di ordini, lo osservava guardinga.” Mi faccia la cortesia di non muoversi, altrimenti il cane la sbrana.” Il tono del poliziotto non lasciava margini di dubbio e lo chaffeur evitò di verificare le eventuali conseguenze di un suo gesto inconsulto.
Al commissariato Antonino era raggiante; Sorrentino, dopo aver formalmente incriminato l’autista per furto, iniziò ad interrogare il suo collega:” Tonì, ma come hai fatto così presto?” ”Dottò la fatica è fatica ed io  pur di scansarla ho usato l’ingegno, ho visto che le statuette avevano tutte un foro sotto la base, quindi le ho rese appetitose per Amalia, poi mi è andata bene che il ladro si è spicciato in fretta… ma se no, chissà quanti giorni avrei dovuto fare il maggiordomo; non è per il barone che è un signore, ma la governante… quella femmina è peggio del sergente che tenevo alla scuola di polizia , un incubo.”
Il commissario sorrise:” Che ci hai messo dentro le statuine, il solito pezzo di salame?” Antonino guardò per terra ad una distanza indefinibile, e Sorrentino ebbe l’impressione che Gargiulo fosse in lieve imbarazzo.
“Tonì ,che ci hai messo nelle statuine?…” Ripetè  Salvatore alzando leggermente il tono di voce.
“ Commissà , volevo andare sul sicuro… mi sa che non tenete più calzini.”

Nessun commento:

Posta un commento