mercoledì 8 novembre 2023

chi mi presta un gettone?

 


Da ragazzo ho sempre studiato quel poco bastante a superare i vari livelli scolastici che ho affrontato. La scuola mi pareva una costrizione  necessaria per continuare a rimanere in famiglia :Fai quello che devi  e forse avrai quello che ti occorre.
Poi la vita mi ha condotto in tutt'altre direzioni e non mi sono mai curato di mettere in pratica quel poco che avevo appreso.
Indubbiamente , dandomi da fare, ho imparato molte cose e lentamente sono anche riuscito a capire quanto tempo avevo trascorso senza accorgermi delle opportunità che i vari corsi, le tante materie scolastiche studiate poco e gli esseri umani con i quali avevo interagito mi offrirono da giovane.
Dislessico, poco capace di sostenere con attenzione più un'ora di qualsiasi materia scolastica, mi rifugiavo in un mio universo per il novanta  per cento del tempo trascorso in aula.
Straordinariamente, avevo però la  capacità di partecipare in maniera molto attiva a qualsiasi discussione annichilisse il resto della classe, e spesso i professori si lasciavano trasportare in argomenti che, partendo da ciò che  loro avevano nel  programma di corso, finivano a quello che interessava a me.
Un odio profondo per le nozioni mi perseguita ancora, 4/3 di pìgreco moltiplicato r al cubo?= Volume della sfera.
Il logaritmo di uno? =Zero.
L'energia cinetica? = 1/2  della massa per la velocita al quadrato.
Un cervello pieno di tutto ciò che oggi, in tempo reale, trovi con qualsiasi app.
Ed eccoci al punto,  da ragazzo amavo leggere, Urania era il mio habitat preferito, 
lì le teorie e le nozioni si davano per scontate,  i mondi in cui si viveva erano assolutamente indefinibili, gli eroi avevano sempre una missione improbabile da compiere e il pensiero  spaziava
senza alcun bisogno di definire razze, entità o meccanismi che spesso, pur essendo partoriti dalla fantasia di scrittori umani, di umano non avevano niente.
Ed è proprio in questo universo in cui ho condiviso : viaggi nel tempo, teletrasporto a portata di tutti,  robot amici e replicanti pericolosi, che ho scoperto quanto possa essere difficile guardare al futuro.
La scuola non poteva proprio arrivarci, tant'è che stenta ancora a farsene una ragione, ma il mio amico Asimov si, ed è con lui che mi piacerebbe litigare un po', proprio come facevo un tempo con i miei professori. Caro Isaac, gli direi, ma come, l'aveva già inventato Marconi, Hedy Lamarr l'aveva perfezionato e tu invece niente, a cavallo tra i bastioni di Orione e gli anelli di Saturno non c'è non dico un modello recente con almeno cinque telecamere e una memoria da un miliardo di megabyte ma uno semplice,  uno  piccolo , di quello che danno a noi anziani, con i tasti giganti e il volume per sordi, l'Iphone alla portata di tutti, nei tuoi racconti avresti dovuto immaginarlo, ti consolerà sapere che sei in buona compagnia, infatti nessun tuo collega in tempi non sospetti l'ha mai fornito a qualche suo personaggio. Ah se tu l'avessi fatto, io poi  avrei pensato a tutto il resto. 
Che la forza sia con voi!


giovedì 2 novembre 2023

strega streghetta...


 Non riesco a capire bene come succeda, all'inizio sembra una evenienza lontanissima; accadrà agli altri, a me no, io sono immune, anche con il covid è stato così, gente malata in ogni parte della terra ma io no; è vero, mi sono vaccinato, ma tanti pur essendolo si sono ammalati ugualmente.
Forse ho sottovalutato la mia età, forse ho dato per scontato che tutto procedesse alla stessa maniera,
o forse mi sono semplicemente distratto.
A mia scusante posso solo dire che... insomma non lo so...
Va beh, è andata così.
Non credo di essere tanto vecchio, non voglio ritenermi obsoleto anzi riesco ancora ad essere un passettino avanti .
Accidenti, questo è proprio il vero problema... passettina avanti.
Bisogna fare largo, spostarsi, prendere  atto.
No. non è un errore di ortografia, Passettina, mannaggia a te.
E così, brutta Politropos che non sei altro, zoppa e come sei,  mi hai surclassato.
Chiunque al tuo posto avrebbe cercato di tornare a Itaca, tu no invece, tu hai deciso di metterti in proprio.
Va bene, poteva capitare a chiunque, lo ammetto e ti perdono.
Quello che mi sarà più complicato da affrontare è il faccia a faccia con la nuova arrivata.
Non bisognerebbe prendere alla leggera i segni : il giorno in cui è venuta alla luce, si fa per dire , era notte, la notte di San Giovanni, poi il nome che le hai dato, molto foriero di carattere tosto. Ho consultato gli almanacchi, guardato a lungo le congiunzioni astrali, gli oroscopi e l'allineamento dei pianeti, ne ho anche discusso con esperte del settore, niente, non riesco a sentirmi tranquillo. Lei, da brava rospignaccola, si camuffa dietro quello sguardo, sembra così buonina e accondiscendente ma io ne sono sicuro, ci darà filo da torcere.
Siamo distanti, è vero, però, con un po' di amore verso il tuo stanco padre, avrai modo di spiegarle che in fondo non sono così orco, che le voglio bene e che il mio sangue è zero negativo.
Benvenuta Morgana.

lunedì 13 maggio 2019

Non è stato il maggiordomo


Quella mattina, alle sette e zero - zero, la squadra investigativa del commissariato di Sorrento era già quasi tutta al lavoro; Amalia, l’unità cinofila in dotazione al reparto, era schiancata ai piedi del suo sovrintendente preferito Antonino Gargiulo, il quale le controllava minuziosamente il mantello accarezzandola piano piano. ”Ecco!” esclamò il commissario Sorrentino: ”Questo è quello che intendete per servizio attivo; praticamente continuare a poltrire nell’orario di lavoro!” Gargiulo alzò lo sguardo verso il suo superiore: ”Dottò! Ma avete visto la qualità del pelo? Forse bisognerebbe integrare un po’ la pappa…”
Il commissario lo interruppe:” Forse bisognerebbe cambiare bar…Giggino mette troppa crema nei bomboloni che tu e sta lavativa ingurgitate… forse!” Antonino soffiò qualcosa d’incomprensibile e girò rapidamente la pizza: ”A che ora ci aspetta il barone?” Sorrentino, senza rispondere, guardò il vecchio orologio vintage appeso alla parete del suo ufficio:” Commissà !” Riprese il collega:” Ma lo sapete che barone ha la stessa radice di baro!? Era un po’ il personaggio di confine tra i lestofanti comuni e la nobiltà; roba buona insomma… quasi come alcuni nostri politici… senza voler offendere, beninteso!” Il commissario lo guardò perplesso, era nella natura di Antonino stupire i suoi interlocutori con botte di cultura improvvise.” Tonì! Il barone è mattiniero, tra venti minuti dobbiamo essere lì, andiamo!” La bullmastiff a quel punto scattò in piedi e con una rapida scrollata del mantello fece capire di offrirsi volontaria per la missione. Contemporaneamente il vice commissario Vitaliano De cataldis comparve affannato sulla porta del corridoio:” Buongiorno a voi, scusate il ritardo, io sono quasi operativo, vi chiedo solo un minuto da Giggino per il caffè.” A quelle parole così precise, il vicebrigadiere unità cinofila Amalia, in forze al commissariato di Sorrento, si incollò al suo fianco e, scordandosi di amici e superiori, con il testone bavoso spinse Vitaliano nella direzione del bar.
“Perfetto! “Esclamò il commissario: ”Mò si che siamo in azione!”
“Accomodatevi prego! Venite, venite che vi mostro il giardino!” Elegante e slanciato, il barone Teodoro di Primavalle dava perfettamente l’idea della nobiltà che, in tempi ormai trascorsi, aveva reso più vivace la vita mondana sorrentina. La squadra di poliziotti con Amalia al seguito venne gentilmente introdotta nel bellissimo parco di villa Cristina: ”In tempi  migliori avrei mandato il maggiordomo a ricevervi… ma ormai!...   Oggi trovare qualcuno degno di tale qualifica è diventato impossibile… così mi arrangio da solo…” Sorrentino mostrò al nobile il guinzaglio che teneva in pugno e chiese:” Se Amalia le dà fastidio la posso legare!?” Ma Teodoro alzò una mano in segno di benevolenza e sorridendo disse:” Questa casa è sempre stata aperta a tutti e in special modo agli animali, venite che vi mostro…” Il gruppo arrivò in un’ampia radura dove erano allineate una serie di lapidi, i poliziotti restarono in silenzio mentre il barone iniziò a raccontare: ”Questo è il piccolo cimitero della casa…” Gargiulo si era avvicinato ad uno dei cippi, e lo osservava perplesso:” Capisco il vostro stupore… qui vengono sepolti, da più di duecento anni, tutti gli animali che hanno tenuto compagnia alla mia famiglia… è una tradizione dei Primavalle…” Gargiulo lesse l’epigrafe:” Qui dormono assieme, Guaglione e Nennella, periti tragicamente nell’incendio della rimessa a cui facevano la guardia. Il barone Anselmo in segno di riconoscenza perpetua pose. A.d. 1868”
La voce allegra del loro ospite lo riportò alla realtà “Andiamo, non voglio intristirvi ulteriormente, vi offro un caffè e parliamo del perché vi ho convocati”
“Prima di tutto vi ringrazio per non aver usato l’auto di servizio, ho detto alla governante che sarebbero venuti alcuni amici in visita, non vorrei allarmare qualcuno…”
Antonino Gargiulo strinse i pugni ansioso di agire, e De cataldis, con un gesto automatico, controllò che la sua artiglieria fosse a posto. Sorrentino sorrise al barone e chiese: ”Ha subito qualche furto, vero?” Teodoro sorrise a sua volta:” Lei è proprio come mi è stato descritto: giovane e intelligente; in verità, la nobildonna che mi ha parlato di lei ha sottolineato anche un altro tipo d’interesse nei suoi confronti… mi scusi!”  Vitaliano senza farsi vedere dal barone sgomitò Gargiulo, poi si strofinò silenziosamente le mani sogghignando verso il suo superiore il quale era arrossito. Amalia, invece, si era seduta in estasi accanto ad un tavolino basso sul quale una elegante cameriera aveva adagiato un vassoio con un bellissimo servizio da caffè e un bel po’ di biscottini assortiti che, con il loro profumo, provocavano all’U.C. un vistoso rivolo di bava luccicante; il barone osservò attentamente la bullmastiff, poi le parlò come se fosse una sua pari: ”Sei bellissima, tu saresti stata l’amore di mio padre, lui stravedeva per i molossi inglesi.” Quindi si girò verso i suoi ospiti umani:” In questa casa lavorano dodici persone, alcune sono qui da decenni, le ho scelte io personalmente e devo dire che fino alla scorsa settimana tutto è sempre filato liscio.” Sorrentino fissava negli occhi il barone mentre gli altri due poliziotti guardavano con curiosità quella specie di museo che era il salone in cui si trovavano. Il nobile continuò: ”Una delle cameriere, spolverando, ha notato che la smaltatura in oro di una porcellana si stava scrostando e così mi  ha portato la statuina; debbo premettere che sono un esperto, e che la mia collezione di Capodimonte vale molte migliaia di euro, quindi mi sono accorto subito che si trattava di un falso, poi le ho controllate tutte e ho verificato che più di una decina di esse sono state sostituite con delle copie.” Gargiulo era poco distante dal gruppo e stava rigirandosi tra le mani una delle deliziose manifatture, d’un tratto esclamò: ”Questa col cane è stupenda ed è datata 1248; è veramente così antica!?”Teodoro di Primavalle sorrise benevolo: ”Quella che vede non è la data di fabbricazione, ma il numero d’inventario; ed è proprio il particolare che manca alle copie, tra l’altro molto bene eseguite.” Sorrentino si avvicinò al barone e indicandogli Gargiulo chiese sottovoce:” Lei è proprio sicuro di non voler mettere alla prova un nuovo maggiordomo?...”
L’alba sorprese Antonino Gargiulo  che, strizzato in un elegante livrea, portava a spasso per il parco di villa Cristina l’ultimo acquisto del barone, un bellissimo esemplare di bullmastiff di nome Adelia, che sarebbe stata la fattrice del nuovo allevamento dei Primavalle.”Piccirè ,mi raccomando statti vicina a me, cerchiamo di non fare danni.” Antonino diede rapidamente un’ occhiata alla lista delle mansioni che gli era stata fornita e sbuffò:” Bella mia , qua dobbiamo fare in fretta a scovare il manigoldo o se no rischio di restare ucciso in servizio… per la fatica voglio dire.” Amalia lo seguiva passo passo,  annusando il terreno in cerca d’indizi. “ Buon uomo ! Venga, mi dia una mano a caricare la macchina.” Gargiulo riconobbe  la voce della governante, e magicamente la donna comparve al suo fianco; Amalia scodinzolò gentile e la signora le mollò immediatamente un biscottino. Tonino fu un attimo geloso, ma poi in maniera professionale le disse:” Signora, il barone ha detto che la bestiola deve essere nutrita solo negli orari consoni.” Lei lo guardò divertita:” La bestiola?  Questa qui peserà dieci chili più di me, e poi quali sarebbero gli orari consoni?” Gargiulo fece per parlare ma Anna alzò una mano:” E’ da stamattina che vi osservo e ho notato che tra colazione, merendina e biscottini vari lei vizia la bestiola in maniera indegna…” “ Va buoh! Carichiamo la macchina che è meglio.” “Ecco, è meglio! Anzi, mentre lei provvede, mi lasci l’animaletto che ci facciamo un giro.” Quella fu l’ultima frase che la donna profferì, perché, mentre si chinava per agguantare il guinzaglio di Amalia, la bull mastiff partì a razzo in direzione dell’auto del barone e, mentre l’autista sbigottito lasciava cadere la sua borsa da viaggio, la cagna ci si sedette sopra con aria soddisfatta. Il poliziotto era entusiasta:” Anna per favore può chiamarmi il barone? E’ importante”. ” Antonino, mi pare che lei stia esagerando, chiamare il barone? Ma che siamo al mercato!? Semmai sarà il barone a chiamarci e magari a licenziarci per il casino che stiamo facendo.” Ma Antonino Gargiulo, sovrintendente capo del commissariato di Sorrento, tirò fuori il suo tesserino e lo porse alla governante che partì immediatamente in direzione della villa.
L’autista era rimasto immobile e Amalia , in attesa di ordini, lo osservava guardinga.” Mi faccia la cortesia di non muoversi, altrimenti il cane la sbrana.” Il tono del poliziotto non lasciava margini di dubbio e lo chaffeur evitò di verificare le eventuali conseguenze di un suo gesto inconsulto.
Al commissariato Antonino era raggiante; Sorrentino, dopo aver formalmente incriminato l’autista per furto, iniziò ad interrogare il suo collega:” Tonì, ma come hai fatto così presto?” ”Dottò la fatica è fatica ed io  pur di scansarla ho usato l’ingegno, ho visto che le statuette avevano tutte un foro sotto la base, quindi le ho rese appetitose per Amalia, poi mi è andata bene che il ladro si è spicciato in fretta… ma se no, chissà quanti giorni avrei dovuto fare il maggiordomo; non è per il barone che è un signore, ma la governante… quella femmina è peggio del sergente che tenevo alla scuola di polizia , un incubo.”
Il commissario sorrise:” Che ci hai messo dentro le statuine, il solito pezzo di salame?” Antonino guardò per terra ad una distanza indefinibile, e Sorrentino ebbe l’impressione che Gargiulo fosse in lieve imbarazzo.
“Tonì ,che ci hai messo nelle statuine?…” Ripetè  Salvatore alzando leggermente il tono di voce.
“ Commissà , volevo andare sul sicuro… mi sa che non tenete più calzini.”

venerdì 22 dicembre 2017

Questi fantasmi

L’esposizione era nebulosa, ma veniva presentata da una persona al di sopra di ogni sospetto.
Il professore Giuseppe Balsamo era arrivato negli uffici del commissariato di Sorrento con l’aria di uno scienziato a cui qualcuno aveva appena annunciato che Galileo Galilei era un personaggio di fantasia.
Antonino Gargiulo, sovrintendente anziano, osservava come ipnotizzato il volto austero del docente di fisica tecnica che si stava sfogando con lui:”Capite, brigadiè, qui non si tratta di un qualsiasi ciarlatano, qui si parla di spostamenti spazio temporali, di paradossi chimico-fisici… di levitazione.” Antonino annuiva con la testa, e mentalmente malediceva il suo capo, il commissario Salvatore Sorrentino, che tardava a presentarsi in ufficio.
“Professò, io posso solo pregarvi di avere un secondo ancora di pazienza… il fatto del lievito lo potrei chiedere a mia moglie, per tutto il resto… adesso arriva il commissario; spiegatevi con lui che è meglio.”
Il movimento accelerato della coda del vice brigadiere Amalia, unità cinofila in servizio al commissariato di Sorrento, annunciò al collega bipede che la sua tortura era alla fine; infatti, un secondo dopo, il viso disteso del commissario comparve sulla soglia e ad Antonino Gargiulo, vistosamente in affanno, venne voglia di buttargli le braccia al collo: ”Dottò buongiorno! Meno male che siete arrivato! C’è il professore qui che vuole sporgere denuncia…” Salvatore strinse la mano al fisico, poi si rivolse a Gargiulo : ”Tonì ti vedo strano, hai già fatto colazione!?” La bull-mastiff,  udendo quei vocaboli magici, emise un lieve guaito e accelerò all’inverosimile il ritmo dello scodinzolio, Gargiulo se ne accorse e cercò di calmarla facendole, senza farsi notare dal superiore, con entrambe le mani cenno di aspettare; Salvatore, che con la coda dell’occhio aveva seguito tutta la cerimonia, fece finta di niente  e, rivolto a Gargiulo, ordinò :”Fai così! Vedi se malauguratamente il cane dovesse avere fame… semmai lo porti con te … ah! Quando ritorni gradiremmo un caffè pure noi!” Inutile dire che le ultime parole di Sorrentino andarono a vuoto perché la famelica pattuglia a sei zampe era già sparita in direzione del bar di Giggino.
“Benissimo, adesso a occhi chiusi uniamo la catena, i mignoli devono toccare quelli dei nostri vicini e mi raccomando, mani ben appoggiate sul tavolo.” Carlotta eseguì minuziosamente gli ordini del medium e da un punto indistinto del salone si iniziarono a sentire lunghi sospiri che pian piano divennero dei lamenti.
L’agente in borghese mise in allarme tutti i sensi, ma l’architettura a volta dello stanzone non permetteva di capire la provenienza esatta dei rumori, d’un tratto la poliziotta ebbe la sensazione che il tavolo su cui poggiava le mani iniziasse lentamente a sollevarsi e le luci si spensero, un soffio di aria gelida e fetida di zolfo fece rabbrividire gli astanti e la giovane sentì che il suo vicino di catena, un attempato e distinto signore, pregava tremando. La voce del medium tuonò: ”Non rompete la catena … chi sei anima!?”
“Carlò e poi che è successo?” Gargiulo fremeva e De cataldis, controllando l’altezza della sua fondina, fece una smorfia di scetticismo; la bullmastiff era incollata ad una gamba di Sorrentino e muoveva il testone cercando di seguire il dialogo, il commissario fece cenno all’infiltrata di proseguire il racconto:” Niente! Una signora si è talmente spaventata che ha rotto la catena ed è scappata via, il medium è svenuto e ci ha messo dieci minuti buoni a riprendersi.” I poliziotti si guardarono tra loro e il commissario chiese alla giovane:” Tu che ne pensi?”
L’agente allargò le braccia :” I trucchi sono ben eseguiti, bisognerebbe perquisire la casa per capire nel dettaglio come fanno…”Gargiulo sospirò.” È una truffa, un reato minore, a seguito della denuncia c’è l’avviso di garanzia e la richiesta al magistrato; in caso di autorizzazione a procedere avrebbero tutto il tempo per far sparire le prove!” Sorrentino e De cataldis si guardarono negli occhi, mentre Antonino Gargiulo accarezzava con calma la sua unità cinofila preferita. Il commissario attaccò:” Il professore Balsamo ha due appartamenti attigui a quello del medium e li vorrebbe locare, ma per quanto abbia cercato di essere accomodante con le varie agenzie immobiliari, da quando è iniziata questa storia, nessuno ha più voluto visitarli. Il poverino, oltre al danno economico, è al limite dell’esaurimento nervoso. ” Gargiulo, senza interrompere la serie di coccole a cui la bullmastiff reagiva con una specie di fusa, intervenne:” Eppure oggi non dovrebbero esistere fessi così fessi! Ma come si fa a credere a queste stupidità!? Io sarei addirittura entusiasta di farmi quattro risate paranormali.” Salvatore pensieroso lo fissò un secondo, poi sorrise:” Tonì , mi hai dato un ottima idea.”
Gli operai in tuta blu pregarono tutti i residenti di sgombrare gli appartamenti, c’era una fuga di metano e bisognava intervenire in sicurezza. Il professore Balsamo stringeva con forza la mano di sua figlia ed era visibilmente preoccupato, nell’aria si sentiva un forte odore di gas; il suo vicino, il medium, lo osservava a distanza, gli occhiali scuri e il vestito nero rendevano volutamente lugubre il suo aspetto.
Due ore dopo gli addetti terminarono la riparazione e tutti poterono rientrare in casa. Quindi il palazzo tornò alla sua apparente calma.
Quando il medium incontrò sulle scale il nuovo inquilino del professor Balsamo aveva un sorrisetto isterico stampato in faccia:” Buon giorno” lo salutò, quindi scrutò un attimo il viso serio di Gargiulo e riattaccò: “ Non so se il regolamento condominiale permette di tenere un cane… speriamo che non faccia rumore.” Antonino restò serio, anzi i tratti del viso gli si irrigidirono, quindi, mentre Amalia puntando l’uomo emise un sordo brontolio, lui fissò negli occhiali neri il suo interlocutore e rispose:”Madonna del Carmine, sembrate uno iettatore, l’amministratore mi aveva avvisato… scusate vado di fretta.” E sparì veloce lasciando l’altro, che evidentemente voleva attaccare bottone, con la lingua a metà.
“Mi raccomando non rompete la catena, qualsiasi cosa succeda tenete i mignoli uniti…” Il medium aveva appena terminato di parlare che una serie di guaiti strazianti ruppero il silenzio; i convenuti si guardarono tra loro, nella penombra il profilo del loro ospite sembrava una statua, e ancora guaiti e abbai, la vicebrigadiera dall’appartamento vicino si era scatenata. Il medium esplose, scattò in piedi e andò alla porta , l’aprì di scatto per bussare al suo vicino, ma casualmente si trovò di fronte Antonino Gargiulo e il maresciallo dell’arma Cataldo lo Russo  grande amico di Sorrentino i quali, entrambi in divisa, fingevano di rientrare. Il medium si bloccò e per un attimo aprì la bocca come se volesse parlare ma la lingua rimase ferma e la bocca semiaperta. Fu il maresciallo a salutarlo in maniera gioviale:” Buongiorno! “ Esclamò lo Russo:” Ma voi tenete una faccia conosciuta, dite c’è qualche problema?” E Antonino Gargiulo di rinforzo:” Avete sentito che bella voce che tiene la piccirella mia?... ma forse vi ha infastidito?... Quella quando mi sente arrivare fa sempre così… Voi che stavate facendo?”
De cataldis diede ancora una controllatina alla beretta, poi chiese:” E lui che ha detto?” Tonino e Cataldo si guardarono divertiti . Il maresciallo rispose:” Nulla di che, si è scusato ed è rientrato, inutile dire che la vostra unità cinofila ha continuato a guaire per un bel po’, noi dal microfono abusivo, che tra l’altro può costarci la carriera, abbiamo sentito che la seduta è saltata e credo che se il cane non si calmerà il nostro amico ha finito di evocare spiriti.”  Sorrentino appoggiato ad uno stipite della porta del suo ufficio sorrideva mentre la sua cagnetta preferita, quarantacinque chili di muscoli e ugola, incollata ad una sua gamba muoveva la coda ansiosa di entrare in azione.

giovedì 21 dicembre 2017

Aurora

Ogni alba, così come ogni persona, ha una luce sua diversa e a volte difficile da catalogare.
Faccio in modo che in spiaggia all’alba nel preciso momento in cui la notte sfuma e il sole vince, io sia lì per cercare con me stesso il significato dell’esistenza.
Se dovessi guardare a ciò che ho materialmente realizzato nel mio tempo, di albe ne basterebbero poche, ma la mia analisi è più impegnativa e ne occorrono tante. Con me ho sempre un cane, anzi una cagna che mi segue come un’ombra e che tra le vere ombre che incontro a quell’ora è la scusa che adopero per cercare le mie albe.
Stamani la marea era alta ed io e la mia amica abbiamo combattuto a lungo con la risacca.
Per passare lì dove abbiamo deciso di passare, bisogna contare le onde, cercare il giusto tempo e infine lanciarsi con il cuore in gola, che se sbagli ti si bagnano i calzini. Ecco, credo che una delle cose che ho imparato è che all’alba i calzini bagnati sono un bel problema, e quando pure tu sia riuscito a passare, subito dopo, inesorabilmente, c’è una cosa importante che ti opprime e ti distrae dalla tua alba: riuscirai a tornare da dove sei venuto?