Quella mattina, alle sette e zero - zero, la squadra
investigativa del commissariato di Sorrento era già quasi tutta al lavoro;
Amalia, l’unità cinofila in dotazione al reparto, era schiancata ai piedi del
suo sovrintendente preferito Antonino Gargiulo, il quale le controllava
minuziosamente il mantello accarezzandola piano piano. ”Ecco!” esclamò il
commissario Sorrentino: ”Questo è quello che intendete per servizio attivo;
praticamente continuare a poltrire nell’orario di lavoro!” Gargiulo alzò lo
sguardo verso il suo superiore: ”Dottò! Ma avete visto la qualità del pelo? Forse
bisognerebbe integrare un po’ la pappa…”
Il commissario lo interruppe:” Forse bisognerebbe cambiare bar…Giggino mette
troppa crema nei bomboloni che tu e sta lavativa ingurgitate… forse!” Antonino
soffiò qualcosa d’incomprensibile e girò rapidamente la pizza: ”A che ora ci
aspetta il barone?” Sorrentino, senza rispondere, guardò il vecchio orologio
vintage appeso alla parete del suo ufficio:” Commissà !” Riprese il collega:”
Ma lo sapete che barone ha la stessa radice di baro!? Era un po’ il personaggio
di confine tra i lestofanti comuni e la nobiltà; roba buona insomma… quasi come
alcuni nostri politici… senza voler offendere, beninteso!” Il commissario lo
guardò perplesso, era nella natura di Antonino stupire i suoi interlocutori con
botte di cultura improvvise.” Tonì! Il barone è mattiniero, tra venti minuti
dobbiamo essere lì, andiamo!” La bullmastiff a quel punto scattò in piedi e con
una rapida scrollata del mantello fece capire di offrirsi volontaria per la
missione. Contemporaneamente il vice commissario Vitaliano De cataldis comparve
affannato sulla porta del corridoio:” Buongiorno a voi, scusate il ritardo, io
sono quasi operativo, vi chiedo solo un minuto da Giggino per il caffè.” A quelle
parole così precise, il vicebrigadiere unità cinofila Amalia, in forze al
commissariato di Sorrento, si incollò al suo fianco e, scordandosi di amici e superiori,
con il testone bavoso spinse Vitaliano nella direzione del bar.
“Perfetto! “Esclamò il commissario: ”Mò si che siamo in azione!”
“Accomodatevi prego! Venite, venite che vi mostro il giardino!” Elegante e
slanciato, il barone Teodoro di Primavalle dava perfettamente l’idea della
nobiltà che, in tempi ormai trascorsi, aveva reso più vivace la vita mondana sorrentina.
La squadra di poliziotti con Amalia al seguito venne gentilmente introdotta nel
bellissimo parco di villa Cristina: ”In tempi migliori avrei mandato il maggiordomo a
ricevervi… ma ormai!... Oggi trovare qualcuno degno di tale qualifica
è diventato impossibile… così mi arrangio da solo…” Sorrentino mostrò al nobile
il guinzaglio che teneva in pugno e chiese:” Se Amalia le dà fastidio la posso
legare!?” Ma Teodoro alzò una mano in segno di benevolenza e sorridendo disse:”
Questa casa è sempre stata aperta a tutti e in special modo agli animali,
venite che vi mostro…” Il gruppo arrivò in un’ampia radura dove erano allineate
una serie di lapidi, i poliziotti restarono in silenzio mentre il barone iniziò
a raccontare: ”Questo è il piccolo cimitero della casa…” Gargiulo si era
avvicinato ad uno dei cippi, e lo osservava perplesso:” Capisco il vostro
stupore… qui vengono sepolti, da più di duecento anni, tutti gli animali che
hanno tenuto compagnia alla mia famiglia… è una tradizione dei Primavalle…”
Gargiulo lesse l’epigrafe:” Qui dormono assieme, Guaglione e Nennella, periti
tragicamente nell’incendio della rimessa a cui facevano la guardia. Il barone Anselmo
in segno di riconoscenza perpetua pose. A.d. 1868”
La voce allegra del loro ospite lo riportò alla realtà “Andiamo, non voglio
intristirvi ulteriormente, vi offro un caffè e parliamo del perché vi ho
convocati”
“Prima di tutto vi ringrazio per non aver usato l’auto di servizio, ho detto
alla governante che sarebbero venuti alcuni amici in visita, non vorrei
allarmare qualcuno…”
Antonino Gargiulo strinse i pugni ansioso di agire, e De cataldis, con un gesto
automatico, controllò che la sua artiglieria fosse a posto. Sorrentino sorrise
al barone e chiese: ”Ha subito qualche furto, vero?” Teodoro sorrise a sua
volta:” Lei è proprio come mi è stato descritto: giovane e intelligente; in
verità, la nobildonna che mi ha parlato di lei ha sottolineato anche un altro
tipo d’interesse nei suoi confronti… mi scusi!”
Vitaliano senza farsi vedere dal barone sgomitò Gargiulo, poi si
strofinò silenziosamente le mani sogghignando verso il suo superiore il quale
era arrossito. Amalia, invece, si era seduta in estasi accanto ad un tavolino
basso sul quale una elegante cameriera aveva adagiato un vassoio con un
bellissimo servizio da caffè e un bel po’ di biscottini assortiti che, con il
loro profumo, provocavano all’U.C. un vistoso rivolo di bava luccicante; il
barone osservò attentamente la bullmastiff, poi le parlò come se fosse una sua
pari: ”Sei bellissima, tu saresti stata l’amore di mio padre, lui stravedeva
per i molossi inglesi.” Quindi si girò verso i suoi ospiti umani:” In questa
casa lavorano dodici persone, alcune sono qui da decenni, le ho scelte io
personalmente e devo dire che fino alla scorsa settimana tutto è sempre filato
liscio.” Sorrentino fissava negli occhi il barone mentre gli altri due
poliziotti guardavano con curiosità quella specie di museo che era il salone in
cui si trovavano. Il nobile continuò: ”Una delle cameriere, spolverando, ha
notato che la smaltatura in oro di una porcellana si stava scrostando e così
mi ha portato la statuina; debbo
premettere che sono un esperto, e che la mia collezione di Capodimonte vale
molte migliaia di euro, quindi mi sono accorto subito che si trattava di un
falso, poi le ho controllate tutte e ho verificato che più di una decina di
esse sono state sostituite con delle copie.” Gargiulo era poco distante dal
gruppo e stava rigirandosi tra le mani una delle deliziose manifatture, d’un
tratto esclamò: ”Questa col cane è stupenda ed è datata 1248; è veramente così
antica!?”Teodoro di Primavalle sorrise benevolo: ”Quella che vede non è la data
di fabbricazione, ma il numero d’inventario; ed è proprio il particolare che
manca alle copie, tra l’altro molto bene eseguite.” Sorrentino si avvicinò al
barone e indicandogli Gargiulo chiese sottovoce:” Lei è proprio sicuro di non
voler mettere alla prova un nuovo maggiordomo?...”
L’alba sorprese Antonino Gargiulo che,
strizzato in un elegante livrea, portava a spasso per il parco di villa
Cristina l’ultimo acquisto del barone, un bellissimo esemplare di bullmastiff
di nome Adelia, che sarebbe stata la fattrice del nuovo allevamento dei
Primavalle.”Piccirè ,mi raccomando statti vicina a me, cerchiamo di non fare
danni.” Antonino diede rapidamente un’ occhiata alla lista delle mansioni che
gli era stata fornita e sbuffò:” Bella mia , qua dobbiamo fare in fretta a
scovare il manigoldo o se no rischio di restare ucciso in servizio… per la
fatica voglio dire.” Amalia lo seguiva passo passo, annusando il terreno in cerca d’indizi. “
Buon uomo ! Venga, mi dia una mano a caricare la macchina.” Gargiulo riconobbe la voce della governante, e magicamente la
donna comparve al suo fianco; Amalia scodinzolò gentile e la signora le mollò
immediatamente un biscottino. Tonino fu un attimo geloso, ma poi in maniera
professionale le disse:” Signora, il barone ha detto che la bestiola deve
essere nutrita solo negli orari consoni.” Lei lo guardò divertita:” La
bestiola? Questa qui peserà dieci chili
più di me, e poi quali sarebbero gli orari consoni?” Gargiulo fece per parlare
ma Anna alzò una mano:” E’ da stamattina che vi osservo e ho notato che tra
colazione, merendina e biscottini vari lei vizia la bestiola in maniera indegna…”
“ Va buoh! Carichiamo la macchina che è meglio.” “Ecco, è meglio! Anzi, mentre
lei provvede, mi lasci l’animaletto che ci facciamo un giro.” Quella fu l’ultima
frase che la donna profferì, perché, mentre si chinava per agguantare il
guinzaglio di Amalia, la bull mastiff partì a razzo in direzione dell’auto del
barone e, mentre l’autista sbigottito lasciava cadere la sua borsa da viaggio,
la cagna ci si sedette sopra con aria soddisfatta. Il poliziotto era entusiasta:”
Anna per favore può chiamarmi il barone? E’ importante”. ” Antonino, mi pare
che lei stia esagerando, chiamare il barone? Ma che siamo al mercato!? Semmai
sarà il barone a chiamarci e magari a licenziarci per il casino che stiamo
facendo.” Ma Antonino Gargiulo, sovrintendente capo del commissariato di Sorrento,
tirò fuori il suo tesserino e lo porse alla governante che partì immediatamente
in direzione della villa.
L’autista era rimasto immobile e Amalia , in attesa di ordini, lo osservava
guardinga.” Mi faccia la cortesia di non muoversi, altrimenti il cane la
sbrana.” Il tono del poliziotto non lasciava margini di dubbio e lo chaffeur
evitò di verificare le eventuali conseguenze di un suo gesto inconsulto.
Al commissariato Antonino era raggiante; Sorrentino, dopo aver formalmente
incriminato l’autista per furto, iniziò ad interrogare il suo collega:” Tonì,
ma come hai fatto così presto?” ”Dottò la fatica è fatica ed io pur di scansarla ho usato l’ingegno, ho visto
che le statuette avevano tutte un foro sotto la base, quindi le ho rese
appetitose per Amalia, poi mi è andata bene che il ladro si è spicciato in
fretta… ma se no, chissà quanti giorni avrei dovuto fare il maggiordomo; non è
per il barone che è un signore, ma la governante… quella femmina è peggio del
sergente che tenevo alla scuola di polizia , un incubo.”
Il commissario sorrise:” Che ci hai messo dentro le statuine, il solito pezzo
di salame?” Antonino guardò per terra ad una distanza indefinibile, e
Sorrentino ebbe l’impressione che Gargiulo fosse in lieve imbarazzo.
“Tonì ,che ci hai messo nelle statuine?…” Ripetè
Salvatore alzando leggermente il tono di voce.
“ Commissà , volevo andare sul sicuro… mi sa che non tenete più calzini.”