martedì 3 luglio 2012

Fattura accompagnatoria




E’ un tipo di documento contabile ibrido, che segue il bene fornito, ma da sola non può essere usata per una prestazione lavorativa. Questo tipo di spiegazione farebbe sorridere la buonanima della mia pro- pro- zia Amalia  che si dilettava in tutt’altro tipo di fatturazione. L’elemento fondamentale per tenere in ordine la contabilità di quell’epoca ormai remota era il famiglio.
Potrebbe sembrare ovvio , visto che anche oggi i commercialisti hanno spesso in organico un parente più o meno stretto; ma allora le cose andavano diversamente  e per portare avanti la baracca i collaboratori spesso venivano presi tra quelli che noi oggi consideriamo  animali da compagnia. Il famiglio più allettante per il tipo di lavoro che la pro- pro- zia esercitava era il gatto nero, ma non mancavano i galli colorati, le galline bianche, i merli, i corvi , passando poi in caso d’emergenza ad una folta quantità di esserini più o meno repellenti come serpenti,  rospi, ragni di ogni tipo, e pipistrelli.
Certo la zia buonanima, e ne ho le prove documentali, faceva anche del lavoro nero, ma la maggior parte dei suoi servigi erano collegati ai filtri d’amore. Già, anche allora come oggi, l’amore era motivo di sofferenza per gli individui. Il  gatto nero  o il corvo spesso erano usati in qualità di ruffiani  o messaggeri  e la loro assistenza era il cardine per il buon esito di una fattura d’amore. Il famiglio incaricato veniva reso ammaliatore, gli veniva mostrato il soggetto da turbare e ,voilà, il gioco era fatto.
Certo c’erano gli imprevisti del mestiere, e in alcuni casi, svelato l’arcano, la povera bestiola ci rimetteva la pelle o le penne. Tantissime commercialiste del tempo  furono arse vive in compagnia dei loro animaletti, i quali non avevano nemmeno diritto ad una farsa di processo, ma erano considerati semplicemente strumenti del demonio.
La zia no, lei se la cavava egregiamente. Certo viveva già in un periodo meno pericoloso, ma in ogni caso era costretta ai margini della società di quel tempo. Per lei il contatto con gli umani avveniva solo per stretta necessità, godeva di un certo rispetto, e molti negozianti le facevano credito, salvo poi chiamare il prete a benedire quando gli affari non andavano bene. Amalia  se la rideva, considerava le persone stupide, e per lei la superstizione era solo una maniera per tirare a campare, visto che era zitella e non aveva come altro sbarcare il lunario. L’unica cosa che le faceva piacere era accudire i suoi famigli, ed è per questo che in tutte le sue foto è sempre ritratta  in compagnia di un magnifico gatto nero.

7 commenti:

  1. ok la zia aveva il gatto nero ma l'altra commercialista con cui vivi che famiglio ha ??? ...(per non parlare di quelle che sono andate a svolgere tale impiego oltre i confini di Salvatoropoli)
    :P
    claudia

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cara la mia piccola commercialista, se tu sapessi quanto ti somigliava la zia Amalia non faresti tanto la spiritosa. Inoltre credo che se la signora Montanari venisse a sapere perchè ami tanto il suo laboratorio farebbe a meno dei tuoi servigi.

      Elimina
  2. mi piace molto
    adalgisa

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cara preside credo che lei abbia preso un granchio. Se è così le auguro che almeno sia commestibile. O forse è anche lei vegetariana?

      Elimina
    2. non ho preso granchi, non sono più preside, e le cose che mi piacciono mi piacciono
      e mi piace anche COME scrivi

      Elimina
  3. Risposte
    1. Lei è gentile come la mia tutor - sua collega di fattucchie, che mi corregge tutte le virgole sbagliate con una santa pazienza . Grazie.

      Elimina