martedì 2 ottobre 2012

il messaggero


Tic, tic, tic, L’angelo nero continuava a bussare .
Tic, tic ,tic; la cosa si ripeteva da diversi giorni, e sovente durava delle ore.
Un  nostro amico, che in passato aveva abitato quel posto, venne interpellato e, dopo una serie di congetture, le conclusioni furono deludenti.
- Non ho gli elementi per giustificare questo accadimento, ma se proprio volete saperne di più questo è il numero di un mio conoscente, un detective.
Tic, tic, tic… Ore e ore di  lavorio frenetico. L’angelo nero sembrava instancabile.
Il detective  tirò fuori il suo block notes:
- Datemi tutte le informazioni che avete.-
Io guardai perplesso la mia compagna, lei abbassò gli occhi, e senza dire una parola si voltò e andò via.
Quella cosa che il detective stava facendo  io l’avevo sempre invidiata, c’era qualcosa di molto professionale in quel modo di operare; ricordava i telefilms del tenente Colombo, solo che eravamo nel nostro giardino, ed era tutto estremamente reale.
- Mi spiace- Gli dissi -Ma questi sono i fatti , altre cose da raccontare non ce ne sono.-
Lo sguardo del detective si fece più intenso, e io lessi nei suoi occhi incredulità e stupore per la mia risposta che evidentemente lui considerava  approssimativa.
- Ci sono sempre altre cose da raccontare… perché la signora è andata via?-
- Non so … se vuole possiamo chiederlo a lei. Venga si accomodi in casa.-
Tic, tic, tic. Tic, tic ,tic…
In un certo senso lasciare quel posto e rientrare mi calmò, l’angelo nero avrebbe continuato così, fino a sera inoltrata, poi al mattino ,  sempre a orari differenti ,la storia ricominciava. Era impossibile non accorgersene, eppure gli occupanti della casa alla cui finestra l’angelo bussava ignoravano il fatto. Noi in realtà lo avevamo notato da un bel po’, all’inizio andava e veniva, poi diventò una sorta di martellio continuo, impossibile non accorgersene. Perché quella gente reagiva così?  Anzi, non reagiva affatto? Il detective ci avrebbe dato una risposta, ne ero certo.
Il detective si accomodò su una delle poltrone del nostro salotto, poggiò il suo blocchetto per appunti sul bracciolo e sorseggiò il caffè che la mia compagna aveva preparato.
- Certo un buon caffè è proprio quello che ci vuole. Bene, bene, vediamo un po’-
La cosa era iniziata come una semplice curiosità, ma guardando i lineamenti seri della persona seduta li davanti a noi, capii che il tutto ci stava sfuggendo di mano.
-Vorrei un attimo discutere del suo onorario… è la prima volta che abbiamo a che fare con un professionista come lei, e non so se possiamo permetterci le sue prestazioni.- La mia compagna dietro di me annuiva sottolineando che anche per lei quella era una preoccupazione.
Il detective sorrise, poggiò con calma la tazzina che aveva ancora in mano, In lontananza il Tic tic tic continuava imperturbabile.
- Non preoccupatevi, voi avete un bed and breakfast vero?- Io e Maria ci scambiammo uno sguardo, poi guardammo di nuovo lui che riprese a parlare:- In cambio vi chiedo di alloggiarmi per una o due notti; questo caso mi affascina.- Quindi si rivolse alla mia compagna- Signora… posso chiamarla per nome?-
- Maria, mi chiamo Maria.-
-Bene Maria , lei però deve raccontarmi quello che sa… perché lei sa delle cose… cose che possono essere la chiave di quello che sta succedendo qui. Preferirei occupare la stanza chiamata Africa, è più vicina al teatro delle operazioni-
Io e Maria ci scambiammo un cenno il cui significato era:- Questo qui la sa lunga.- E, curioso, chiesi all’ospite:
- Mi scusi … Ma lei come fa a conoscere il nome e  l’ubicazione delle stanze?-
Il giovane non fece una piega , mi sorrise e rispose:
-Vede, prima di accettare un caso, mi informo su tutto, voi avete un sito internet: La gallina felice.com ,  ed io prima di venirvi a trovare l’ho visitato; conosco il vostro giardino, le serre  e il resto.-
Capimmo che per quella sera l’indagine era conclusa. La mia compagna consegnò le chiavi della camera al detective, e l’uomo sparì in giardino.  Il tic tic tic  non si sentiva più, ma sapevamo che domani l’angelo sarebbe tornato.
Per noi il giardino è soprattutto un posto di quiete, e il ticchettio frenetico in quei giorni aveva completamente  annullato tale spirito. Poi c’era lo strano comportamento della mia compagna  che mi turbava, quello strano chiudersi, evitando di parlare di cosa stesse accadendo a pochi passi da noi , il detective lo aveva subito notato.
Giovane, elegante nel portamento, scrupoloso nel metodo; nulla da dire, lo specialista in misteri dei giardini che avevamo assunto era proprio una persona affascinante. Il modo in cui il detective prendeva appunti, tastava il terreno, e controllava gli orari a cui il fenomeno si ripeteva, trasmetteva un senso di fiducia, ma si capì presto che senza un indizio più preciso l’indagine si sarebbe arenata.
-Maria, lei certamente può aiutarmi, lei mi tace qualcosa di importante… Perché?
Non vuole  anche lei che l’angelo ritorni al posto dal quale proviene? 
Non le piace l’idea che questo luogo ritorni sereno?-
Tic, tic, tic… Tic, tic, tic…
Lo sguardo della mia compagna si abbassava  puntuale ogni volta che lo specialista cercava  la sua collaborazione, ma questo alimentò di più i dubbi che l’uomo nutriva su di lei.
- Vediamo… si tratta di qualcosa che la riguarda?-
Maria scosse la testa e continuò a guardare per terra, poi a voce bassa rispose:
-Non sono sicura che ci sia un attinenza, è una faccenda successa tanto tempo fa.-
Gli occhi del detective brillavano come le spie che si accendono quando si verifica una situazione di allarme:
- Forse è più importante di quanto lei creda. Mi parli di quello che è successo, sarò io a trovare le implicazioni, è questo il mio lavoro…Ho guardato tutto quello che ho a disposizione, purtroppo l’angelo non capisce il mio linguaggio, e io non ho mai visto un simile comportamento.- Tic, tic, tic…Tic, tic, tic…
- Potrebbe essere un messaggero?- La frase uscì rapida come se da tempo fosse li pronta, con i freni tirati in attesa del semaforo verde. Il nostro uomo con calma cercò d’incoraggiare Maria:
- Di sicuro è alla ricerca di qualcuno che sappia, e che dia la giusta interpretazione ai fatti… Certo , potrebbe essere un messaggero. Ma cosa ha da comunicare, e soprattutto a chi?-
 Io osservavo, ascoltavo, e capivo che la fiducia nei modi gentili dell’investigatore, ma soprattutto il tono suadente che lui utilizzava, stavano avendo la meglio sull’iniziale diffidenza che aveva annichilito Maria.
- I fatti che io ricordo- Iniziò a raccontare .- Non riguardano il luogo ma gli abitanti di quella casa .
Un tempo una giovane  lasciò la sua famiglia per trasferirsi li. I suoi parenti furono ben lieti di tale iniziativa, anche perché la giovane si trasferì in quella casa per amore. Durante un viaggio in Oriente la ragazza aveva conosciuto un uomo, fu un incontro travolgente che li portò in breve a scegliere di vivere assieme. Tutto pareva sereno, ma quando i genitori di lei conobbero il giovane restarono perplessi, lui era un arabo  bellissimo, di origini persiane;  purtroppo la grettezza di quelle persone fece si che la diversa fede religiosa e il colore scuro della pelle diventassero  ostacolo insormontabile a quell’unione . Tutta la famiglia di lei, in maniera compatta, manifestò una netta opposizione al legame tra i due.
I primi tempi la giovane riuscì a superare l’ostracismo dei suoi, l’amore era forte, e tutto sembrava poter funzionare. Poi accadde qualcosa. Come in ogni coppia, ad un certo punto della relazione il desiderio di avere un figlio iniziò a farsi sentire, ma la ragazza decise che prima di creare altri rancori fosse il caso di parlarne con sua madre. Due giorni dopo la giovane sparì. Tutti i tentativi che il  suo compagno fece per ritrovarla fallirono.
Alla polizia, che pure fu coinvolta, i genitori di lei spiegarono dove la giovane si trovasse. Un ufficiale dei carabinieri andò a trovarla e al suo ritorno pregò il giovane arabo di lasciare la casa in cui i due vivevano assieme:  - La sua presenza  in questo luogo  è ritenuta una minaccia, per la giovane e per la sua famiglia, in poche parole l’hanno diffidata per iscritto ad andarsene. -
Gli occhi del detective brillavano ancora di più, la sua attenzione era allo spasimo, la domanda fu automatica:
- E lui cosa fece?-
- Nulla, lui non fece nulla.- Rispose Maria.- Prese tutte le sue cose e partì per il suo paese. Nessuno ha più saputo nulla di lui.-
Il detective per un attimo restò muto, poi si rivolse a me che pure ero rimasto fermo, curioso ad ascoltare una storia che a me non sembrava attinente a ciò che stava succedendo.
- Ho freddo!- Mi disse. -Potrei avere un tè bollente?-
Corsi dentro per accontentarlo, e la mia mente iniziò a vagare; un messaggero, l’angelo nero aveva qualcosa da dire a qualcuno. Mi pareva una cosa impossibile, egli non parlava la nostra lingua, anzi non parlava affatto , come avrebbe fatto a farsi capire?  Tic, tic, tic… Tic, tic, tic…
Quello era il terzo giorno di permanenza nel nostro giardino per il detective, parlando con lui scoprii che raramente una sua indagine era durata tanto tempo, intuivo inoltre che l’impazienza nostra stava in qualche maniera innervosendo anche lui.
- Buongiorno Maria, ho ancora una serie di domande da farle.-
 Io nel frattempo, mentre loro confabulavano, mi accinsi a preparare la colazione all’ospite, poco dopo il detective era al suo tavolo in attesa , e Maria era sparita in casa. Circospetto cercai di indagare:
- Lei ritiene di poter risolvere la faccenda?-
Tic, tic, tic…tic, tic, tic... Il lavorio più in la era iniziato.
- L’ospite guardò l’orologio:
- Puntuale al secondo… mi scusi, diceva?-
Parte del caffè mi cadde sul tavolo, tirai fuori un fazzolettino di carta, e feci il gesto di pulire, l’investigatore mi bloccò la mano afferrandola con le sue:
- Questa è una fede nunziale!?-
 Mi chiese.
- Veramente io e Maria non siamo sposati, questo è un pegno , un vincolo di appartenenza…-
 I soliti occhi fiammeggianti:
- E anche la sua compagna ne ha uno ?-
-Certo, ci siamo giurati amore, e questo ne è il simbolo-
Mentre dicevo questa frase mi accorsi che l’uomo non mi stava più ascoltando, aveva lasciato la mia mano, e aveva preso la direzione di casa mia. Tic, tic, tic…
Maria era ricomparsa  sulla porta, il detective le prese la mano sinistra per sincerarsi che io non avessi mentito. Dopo cinque minuti di un parlare fitto fitto, il senso del quale a distanza non riuscii a comprendere, vidi la mia compagna  uscire rapidamente dal cancello del nostro giardino.
Il detective tornò da me e , come se il tempo si fosse fermato a poco prima , si sedette al suo posto riprendendo a fare colazione:
- Mi scusi, cos’è che stava dicendomi?-
 Ma per me ormai il filo si era troppo ingarbugliato, non riuscivo più a mettere in ordine le cose:
- Già, cos’è che stavo dicendo?-
Maria rientrò dal cancello  come una furia, e di nuovo il detective mi lasciò a terminare un dialogo con me stesso. Di nuovo con un moto di gelosia vidi i due che si appartavano e vidi Maria passare qualcosa al detective, che anche a quella distanza mi parve sorriderle compiaciuto. Mi avvicinai in modo goffo, cercando di condividere gli accadimenti, ma loro si spostarono rapidi, questa volta in direzione dell’angelo nero. Tic, tic, tic… Tutto all’improvviso si bloccò,  e con un certo stupore assistei ad una scena indimenticabile: l’angelo nero, un meraviglioso merlo maschio, le cui penne sembravano luminose tanto erano lucide, afferrò l’anello che il detective gli stava porgendo. L’uccello per un attimo ci guardò e a me sembrò che ci stesse ringraziando, poi finalmente appagato dal ricordo dell’amore perduto, rivolse lo sguardo ad oriente e volò via sparendo per sempre.


 

4 commenti:

  1. un tocco di poliziesco non poteva mancare :)
    ... ma come dice mamma, un poliziesco lo può scrivere chiunque ... persino un dislessico :P


    by Claudia (quella che ha ereditato la parte migliore)

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  2. La mia parte migliore che hai ereditato è il tuo BEL caratterte.Ciao.

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  3. l'ho visto ,io, l'angelo nero che combatteva con le ombre del passato, delle cose non vissute...

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