domenica 26 febbraio 2017

Torna a Surriento


Aeroporto di Capodichino, ore 10 e quarantacinque, il tempo sembrava essersi addormentato da qualche altra parte . Il commissario di P.S. Salvatore Sorrentino, accompagnato dal suo vice Vitaliano De cataldis, era in attesa che l’ultima rottura di palle organizzata dal loro capo mettesse fuori il naso dal cancello degli arrivi internazionali. L’ambasciatore dell’Uruguay in Italia tornava dall’Honduras, e aveva deciso di trascorrere un periodo di vacanze sulla costa di Sorrento. Il questore era stato categorico:” Dottor Sorrentino, si ricordi che le ho assegnato la nostra miglior unità cinofila disponibile, un animale le cui capacità investigative mi sono ben note! Lei quindi mi deve un grosso favore! Non vorrei essere costretto a trasferire la suddetta in altro scenario operativo; si dia da fare!… le vacanze del mio ospite diplomatico devono essere per-fet-te, e intendo dire che lei sarà responsabile di qualsiasi minimo disagio che dovesse offuscare la mia nota ospitalità.” A condire il tutto c’era stata la solita scarsa considerazione che il funzionario aveva dei suoi sottoposti:” Ah! Mi saluti l’onorevole suo cugino!”
Vitaliano De cataldis sudato, in maniche di camicia e con la cravatta allentata al collo, era molto seccato:”Ma scusa Salvatò!... Non potevi spiegare al questore che abbiamo da fare, siamo già sotto organico; inoltre avresti potuto rivolgerti direttamente a questo tuo famoso cugino onorevole… magari ci finiva quel rompiballe del questore in un altro scenario operativo… “Sorrentino ingoiò amaro:” Lascia perdere, è una vecchia storia; sappi però che non ho alcun cugino senatore… il questore si è fissato con quest’ idea ed io non riesco a dissuaderlo. ”
Sul tabellone degli arrivi finalmente comparve il volo che aspettavano;
 mentre Vitaliano controllava la beretta infilata dietro la cintura dei pantaloni, il commissario si spostò vero il gate degli arrivi internazionali, tirandosi appresso Amalia, la suddetta U.C., che aveva approfittato dell’attesa per schiacciare un pisolino e che ora, molto infastidita e sbadigliante, pareva un ferro da stiro da quarantacinque chili appeso ad una funicella.
L’ambasciatore e sua figlia comparvero all’uscita e Vitaliano, che aveva in mano un cartello di benvenuto, si ritrovò baciato e abbracciato dai due ospiti, i quali lo avevano scambiato per il commissario; Amalia, come suo solito, iniziò a scodinzolare felice raccogliendo la sua parte di coccole da parte della bella Anita, la figlia dell’ambasciatore, e Sorrentino si ritrovò salutato a stento con un cenno dal diplomatico, che gli appioppò in mano la sua ventiquattrore. Chiarito l’equivoco il gruppo si avviò alle macchine tra le risate e le scuse dei due ospiti.
Il resto del bagaglio diplomatico venne caricato in auto da un giovane cameriere al servizio della famigliola, e lì iniziarono i guai.
Mentre l’ambasciatore e sua figlia salivano in macchina, e senza che nessuno si accorgesse di nulla, Vitaliano si avvicinò al commissario:” Salvatò, Amalia dà segni di nervosismo, che devo fare?”
Sorrentino sorrise in maniera scenica e, facendo attenzione che nessuno li ascoltasse, sussurrò: ”Ho visto, l’atteggiamento è quello di quando sente odore di salsicce nella valigia di Gargiulo… capisci a me! Trattienila e distraila che qui ci roviniamo la vacanza e la carriera, arrivati a
 Sorrento cercheremo di capire meglio.”
Sorrentino si mise alla guida dell’auto con gli ospiti, mentre il suo vice si tirò appresso il cane e il giovane cameriere il quale, non capendo una parola d’italiano e tanto meno d’inglese, si sedette dietro nell’auto di Vitaliano, lasciando il sedile anteriore all’unità cinofila.
La costiera Sorrentina incantò i due uruguagi e il commissario dovette fermarsi un paio di volte per consentire ad Anita di fare delle foto e metterle subito su istagram. Il vice commissario invece, nell’altra macchina, fremeva ad ogni sosta perchè Amalia voleva uscire dall’auto per raggiungere il profumino che
  aveva individuato. De cataldis finse di parlare con il cane e guardando di traverso il cameriere sussurrò :” C’è della roba nelle valige eh!?” Il giovane sorrideva ebete: ”E che ci stà che piace tanto ad Amalia? A me lo puoi dire fetentone…”Sorrisi e smorfie, un universo di incomunicabilità.
Il questore era impaziente di incontrare i suoi ospiti e, quando il gruppo di turisti arrivò al commissariato, trovò un presidio di scorta e tutti gli effettivi, Gargiulo compreso, in ghingheri per l’occasione.
Sorrentino salutò il suo capo con una stretta di mano mentre Vitaliano portava via Amalia che si era lanciata ancora una volta verso l’auto con i bagagli.
Mentre le alte sfere discutevano di amenità, Sorrentino prese il sovrintendente Gargiulo sotto il braccio e lo tirò in disparte:”Tonì, abbiamo un problema!” Gargiulo non fiatò. ”C’è qualcosa che non va nei bagagli dell’ambasciatore, dobbiamo controllarli senza creare un incidente diplomatico nel senso vero del termine.” Antonino sorrise sornione:” Commissà… la piccirella mia non la fa buona a nessuno!” Poi come risvegliandosi da un brutto sogno aggiunse:” Maronna do Carmine! E se il questore si accorge… e poi se troviamo… come si fa?” Il commissario si guardò intorno come per assicurarsi che non ci fosse nessuno a sentire:”Tonì , una cosa per volta, le valige sono ancora nella macchina mia, spostala in garage e prenditi la piccirella tua, fate un controllo veloce e riferiscimi; mi raccomando non scassate niente.”
 “ Venga Sorrentino , venga!  Con il mio amico Aleandro parlavo giusto di lei, prima di accompagnare gli ospiti in albergo ci spieghi il suo modus operandi, ci racconti del cane che le ho fornito, so che avete un bel palmares operativo.” I volti sorridenti del questore e dei suoi amici sembrarono a Sorrentino la farsa prima della tragedia  e,  in quanto alla fine che avrebbe fatto la sua unità cinofila, un brivido gli corse nella schiena; meno male che Vitaliano era lì, il commissario gli fece un cenno e con disinvoltura svicolò.” Mando qualcuno al bar a prendere dei caffè, se mi consentite siete miei ospiti. “ tagliò corto Salvatore, abbandonando alle cure di De cataldis il gruppo e lasciando il questore di stucco.
Antonino Gargiulo, sovrintendente capo al commissariato di Sorrento, raggiunse trafelato il suo capo con l’U.C. al seguito:” Dottò, la droga sta nelle solette delle scarpe da ginnastica, nelle valige ci sono sei paia di scarpette
 numero trentasei nuove di zecca, forse la signorina ambasciatrice ha intenzione di tornare in Uruguai a piedi, o se no a che servono tante scarpe!?” Salvatore colse il solito umorismo poliziesco  nel tono di Gargiulo e aggrottò la fronte alla ricerca di una rapida soluzione alla faccenda; dopo trenta interminabili secondi fu Antonino che lo sbloccò:” Dottò mi sono permesso di togliere le solette e metterle a vostra disposizione, così avremo il modo di vedere le reazioni dei nostri amici viaggiatori.” Salvatore tirò un sospiro di gratitudine e sorrise all’amico battendogli una mano sulla spalla:” Tonì sei un fulmine di guerra, io non lo so come farei senza di te!?” Gargiulo fece i debiti scongiuri e ribatté:” Dottò anch’io senza di voi mi sentirei perso, mi raccomando resistete…”
Quando gli ospiti furono in albergo ed il questore levò l’assedio al commissariato di Sorrento, tutti i reduci si ritrovarono in una specie di riunione operativa d’emergenza.
Il commissario congedò tutti gli agenti che erano stati precettati per l’occasione e rimase con il suo vice De cataldis, il sovrintendente Gargiulo e l’agente scelto Peppino Mastro. Amalia chiaramente era stanchissima dopo la giornata di tensione ed il ritrovamento della droga;
 la bestiola, quarantacinque chili di muscoli e naso, stava stesa ai piedi di Gargiulo sonnecchiando con un occhio aperto per controllare la situazione.
“ Ragazzi, l’indagine è in evoluzione, Tonino ha sequestrato quasi trecento grammi di cocaina purissima, il problema è che la droga era in un bagaglio diplomatico, teoricamente non perquisibile, inoltre i viaggiatori sono amici del nostro capo che ci ha raccomandato di vegliare sulla loro vacanza.” I presenti pendevano dalle labbra di Sorrentino il quale continuò:” Peppino domani sarà appostato davanti all’albergo degli ospiti; Peppì, porta con te uno sveglio… portati Carlotta e tenete gli occhi aperti. Antonino e Amalia, restate qui e fate da collegamento e tu Vitalià,
 cercherò di convincere il questore che sei una guida turistica capace di portarli nei posti più belli della costiera, attrezzati per una gita a piedi e per favore niente armi, lo so che è un grosso sacrificio per te ma ti prego, devi sembrare bello rilassato; come itinerario portali ad Amalfi sul sentiero degli Dei, un percorso di trekking bello impegnativo, così vedremo Anita che scarpette userà.”
La lingua calda della sua amica colse Sorrentino mentre, nel gate dell’aeroporto, rincorreva il questore con le tasche piene di scarpe colorate…. fu un attimo e il commissario si rese conto che era un incubo ed
 era finito:” Quanto ti voglio bene, meno male… e come puzzi, ma che hai mangiato, Gargiulo ti sta avvelenando piano  piano.” Proprio in quel momento Tonino bussò alla porta:” E’ permesso!? Ngiorno dottò, ci sono buone notizie.” Salvatore saltò dalla branda: ”Tonì dimmi tutto… che è successo?” Gargiulo gongolava:” Ho avuto un’ idea, e l’ho anche messa in pratica.” Il commissario tese le orecchie: ”In albergo dove alloggiano gli amici del questore ci lavora mio cugino, è il capo della sicurezza, gli ho chiesto se poteva tenermi d’occhio il gruppo di ospiti, chiaramente mi ha assicurato la massima discrezione.” Salvatore accarezzò Amalia che come al solito si era incollata alla sua gamba, restò un attimo pensieroso poi strofinandosi le mani esclamò :”La copertura a questo punto è totale, aspettiamo di vedere che succede.” E mentre Gargiulo spariva in direzione del bar marcato ad uomo dall’unità cinofila, Salvatore si concesse una bella doccia calda. 
La telefonata di De cataldis arrivò a metà mattinata:” Salvatò, la gita procede perfettamente , la ragazza è allegra e contenta e chiede informazioni su tutto quello che vediamo, ha un paio di scarpe leggere da arrampicata, ma sono sicuramente datate, il padre invece è rimasto ospite del questore che gli starà rompendo i coglioni su quanto è efficace il suo gruppo di lavoro; non lo invidio per niente, quindi!?” Sorrentino sorrise tra sè :” Quindi niente, credo che la storia della droga sia stata organizzata dal domestico, dopo sentirò Mastro per le ultime notizie. Buon divertimento e cerca di non perderti sulle montagne.”
A quel punto della mattina Sorrentino si rese conto di aver saltato la colazione e, in relazione al bar di Giggino, si rese anche conto che in commissariato la pattuglia mista di collegamento che aveva organizzato la sera prima era assente. La fame sparì in un attimo sostituita da una certa preoccupazione e al telefono Peppino Mastro non fu d’aiuto:” Dottore buon giorno, no Tonino non si è visto, noi abbiamo seguito il cameriere dell’ambasciatore, che è entrato in una sala giochi, Carlotta è dentro che lo controlla a vista, non ha avuto nessun contatto anche perchè parla solo la sua lingua e sembra che nessuno lo capisca; comunque sono tre ore che gioca a video poker, ed è anche molto bravo.” Il commissario ascoltò il rapporto di Mastro, ma in realtà con i pensieri era da tutt’altra parte, non fece in tempo a posare il cellulare che un auto nera a sirene spiegate arrivò al cancello del commissariato. Salvatore si affacciò nel cortile e rimase per una frazione di secondo a bocca aperta, dall’auto era sceso il maresciallo Lo Russo suo amico carabiniere; il graduato della benemerita aprì lo sportello posteriore dal cui finestrino sporgeva un testone bavoso ben noto al commissario, poi comparve Antonino Gargiulo, che trascinò giù dalla macchina, in manette, un povero cristo con i pantaloni dilaniati e del sangue che gli scorreva da un polpaccio.
Ripresosi dalla sorpresa Sorrentino esclamò tra se :” Questi sono numeri!” L’attimo dopo il maresciallo gli strinse la mano:” Egregio commissario come stai? Ti ho riportato la tua mascotte… ah! C’è anche uno dei tuoi collaboratori, Gargiulo detto Mennea, ma stavolta se non era per me…” Tonino arrivò al seguito come una furia: ” Marescià
 grazie di tutto e arrivederci, io devo fare rapporto al mio superiore.” Ma Lo Russo era una vecchia faina e aveva subito sentito puzza di bruciato:” Un attimo collega… ti dispiace se ti chiamo collega?”
Gargiulo abbozzò: ”E vada per la colleganza… io però devo parlare un attimo in privato con il commissario…”
Salvatore intervenne :”Questa adesso è un’operazione interforze, il rapporto lo puoi fare ad entrambi.” Cataldo sorrise e incrociò le braccia come a dire : sono ansioso di sapere dov’è che dorme la lepre. Intanto due poliziotti avevano preso in consegna il prigioniero e, scortati dalla bullmastiff ringhiante, lo stavano portando in camera di sicurezza. Il sovrintendente capo Antonino Gargiulo, in forze al commissariato di Sorrento, dopo aver lanciato un ultimo sguardo implorante al suo superiore, decise di rompere gli indugi, tanto ormai
  la frittata era fatta: ”Dottò, vi ricordate quando vi ho detto di aver tolto le solette dalle scarpe dell’ambasciatrice!? “ Lo Russo rizzò le orecchie e spalancò gli occhi:” Tonì, fai un doppio lavoro?”Gargiulo non lo degnò di uno sguardo e continuò: ”In realtà non vi ho detto una cosa…”Lo Russo intervenne ancora:”Questa è insubordinazione! Che c’è, le solette puzzavano?” Sorrentino sembrò un attimo a disagio:”Tonì che hai combinato?” Gargiulo si strofinò nervosamente  le mani:” Beh! In una scarpetta ho nascosto un pezzo di salsiccia… quella che usiamo nell’addestramento di Amalia.” E Lo Russo:” Ah usate la salsiccia, ed io che chissà cosa credevo…”E Gargiulo:” E vedi se questo mi fa finire di contare il fatto.”
Sorrentino era tutto orecchi.” Poi stamattina sono andato con Amalia in albergo, lì mio cugino mi ha detto che erano usciti tutti e che c’era un cameriere a rifare la stanza; è stato un attimo e Amalia è scattata in direzione degli ascensori, il fesso stava spingendo fuori un cesto di biancheria sporca che ha abbandonato all’uscita di servizio, poi l’abbiamo rincorso in strada, e Amalia l’ha un pochino strapazzato; infine Il maresciallo è intervenuto… ma non c’era assolutamente bisogno… avevo la situazione in pugno.” Lo Russo sogghignò:” Veramente più che un pugno si è trattato di una gomitata, e se non fosse stato per la vostra mascotte il fesso ti avrebbe steso; ma vi prego… mi fate capire che cosa è successo!?”Il cellulare di Gargiulo iniziò a suonare:” Pronto! Era un intruso? Ah si!
 no, io sono in commissariato, il cesto è pieno di scarpe? lo so è normale! ti prego , porta tutto qui!  grazie.” Il sovrintendente sorrise trionfante : ”Dottò, era mio cugino dall’albergo, il tipo che abbiamo preso non lavora lì e dovrà spiegarci un po’ di cose; adesso basta rimettere le solette a posto… e il gioco è fatto” Lo Russo si arrese:” Scusatemi… è troppo anche per l’intelligenza di un maresciallo; l’importante è che nessuno si sia fatto male! “  Poi, mettendosi una mano a coprire le labbra, si rivolse a Salvatore in tono confidenziale:”Commissà il tuo sottoposto ha bisogno di un periodo di ferie, lo vedo confuso…anche nel corpo a corpo è un tantino scarso, certo a risuolare gli ambasciatori questo succede… e anche le salsicce… strano metodo. Mah! buona fortuna!”
Aeroporto di Capodichino ore dodici e zero zero, l’ambasciatore e sua figlia stavano per lasciare Napoli;
 il diplomatico strinse la mano al commissario Sorrentino: “ Siete stati veramente impagabili, ho già fatto un rapporto di elogio al mio amico questore, la vacanza a Sorrento è stata meravigliosa, ed io vi ringrazio di cuore speriamo di poter tornare” . Anita sorridente strinse a sua volta la mano di De cataldis :” Avrei voluto farmi un’ultima foto con tutta la squadra, Amalia compresa! ma come mai non è venuta?” Salvatore e Vitaliano si guardarono un attimo rabbrividendo, poi il commissario rispose: ”Oggi era operativa, lei e Gargiulo stanno perquisendo un bar vicino al commissariato.“ Il cameriere aveva in mano le due valige dei diplomatici e sorridendo a De cataldis lo salutò:” Arriderci fetentone… io un poco italiano impara.”

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