giovedì 2 febbraio 2017

Presidente soffi qui...


Il sindaco era eccitatissimo, i membri della giunta  e del consiglio comunale pendevano dalle sue labbra ed egli non li lasciò attendere la conferma al fatto che tutti speravano avvenisse.
“ E’ ufficiale, il nostro concittadino più illustre, emigrato in America da bambino ed oggi multimilionario, nonché nuovo rappresentante di un paese libero e democratico, sarà da noi a inaugurare l’anno come da tradizione, e parteciperà al nostro rito propiziatorio.”
Gli anziani del piccolo borgo, riuniti in capannello, discutevano animatamente; il più vecchio aveva quasi cento anni e sembrava il più sconcertato:” Io mi ricordo perfettamente la famiglia Trampetta, quando partirono da qui avevano le pezze al culo, come avranno fatto a fare tanti soldi?”
Il più ottimista del gruppo rispose” Gerardì, ma che te ne importa, è passato tanto tempo, può darsi che
  questo don Ald, don Aldo o come si chiama lui, sia una brava persona, porterà sicuramente cose buone al nostro paese.” Cataldo, che si era ben informato, aggiunse: ”Io ho sentito che vuole costruirci un muro tutt’intorno al caseggiato, così saremo ben protetti da fuori.” E Gerardo , polemico:” SI Catà, ma protetti da chi, qui siamo tutti amici, il muro significherà solo che io per andare a trovare mia figlia che sta’ nel paese vicino dovrò spiegare a qualcuno alla porta i fatti miei; e se poi non mi fanno più tornare a casa, io come faccio?”
Le perplessità e le aspettative erano tante, ma finalmente arrivò il giorno tanto atteso.
Il palco era montato al centro del paese; un palco bello robusto perché l’usanza prevedeva, assieme ai delegati del popolo, la presenza, tra le bandiere e le coccarde , dell’asino vincitore del concorso annuale : Due orecchie e una coda.
  L’animale, pur essendo protagonista dei festeggiamenti, avrebbe però dovuto sopportare una piccola tortura simbolica e innocua; l’usanza, antica quanto il borgo, prevedeva che tutti i cittadini soffiassero leggermente dentro una cannula inserita nel culetto del quadrupede, il rito era seguitissimo e si faceva a gara per essere tra i primi a insufflare il proprio problema o disagio, mentalmente espresso, nel corpo robusto dell’animale che nella tradizione lo avrebbe sopportato al posto dei popolani.
La coda dei paesani in attesa di soffiare si concludeva con le autorità ed il sindaco, che questa volta avrebbe concesso l’onore di ultimo abbuffatore di ciuccio all’illustre emigrante, che con tale gesto avrebbe siglato il suo ritorno all’ovile.
Ma fu proprio nel momento topico di questo auspicato riavvicinamento che l’ospite ebbe un attimo appena percepibile di perplessità, il pensiero fu istantaneo:” Ed io dovrei mettere la bocca dove l’hanno messa tutti questi bifolchi!?” Don Aldo si guardò intorno sorridente e prima di soffiare girò la cannuccia.

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