mercoledì 16 aprile 2014

Rain man


Pioggia, pioggia e ancora pioggia. “ Dottò ma io non capisco … ma questo non è o paese d’o sole!?” Il commissario Sorrentino alzò un attimo lo sguardo dal mare di pratiche che affondavano la sua scrivania e diede un’occhiata sconfortata alla finestra; la sagoma del sovrintendente Antonino Gargiulo riempiva una buona metà della visuale, l’altra metà era pioggia.” Tonì ma sai! Si dice così per attirare i turisti, poi quella alla fine è semplicemente una canzone; la vita è un fatto pratico, il tempo non lo possiamo scegliere, sia quello meteo che quello che passa, sono incontrollabili … almeno per ora.” Gargiulo si voltò speranzoso verso il suo capo:” Commissà, voi pensate che un domani!?... Magari prima che io …” Sorrentino sorrise sornione:” E chi può dirlo !? Tu però intanto resisti… poi vedremo.” Il vicebrigadiere Amalia, unità cinofila acquisita in maniera rocambolesca dal team del commissariato di Sorrento, iniziò a scodinzolare proprio mentre la faccia sorridente dell’agente Peppino Mastro fece capolino dalla porta dell’ufficio:” Buongiorno a tutti, posso portare la nostra vicebrigadiera a fare il solito giretto?” Il commissario si alzò e gli porse il guinzaglio staccandolo dal porta abiti; a quella vista l’U.C. scattò in piedi, si fece una bella scrollata di pelo e si preparò all’uscita. Gargiulo invece intervenne :” Peppì, ma non vedi che sta diluviando, poi la piccola si bagna le zampine, potrebbe venirle il raffreddore…” Il commissario si voltò a guardare il suo sovrintendente preferito, che si era accovacciato accanto alla bullmastiff  come una chioccia, nel goffo tentativo di difendere la cagnetta, quarantacinque chili di ciccia e muscoli, da eventuali batteri nocivi. Il responso del capo fu chiaro ed inequivocabile:” Non mi risulta che i cani prendano il raffreddore, poi la nostra Rex qua ultimamente si è molto impigrita, un po’ di sport acquatico le farà sicuramente bene. Vai Peppì! Stai solo attento alle pozzanghere profonde, la piccirella nuota male.” L’attimo dopo la pattuglia a sei zampe sparì nel corridoio.
Quella sera mentre il commissario stava per mettersi a letto Gargiulo bussò alla porta della camerata:” E’permesso?” Amalia era già sprofondata nell’ex divano preferito di Sorrentino e, sentendo la voce del suo beniamino, mosse la coda senza neanche aprire gli occhi:” Che succede Gargiulo!? Ci sono problemi?”
“Niente di serio dottore, ma c’è una cosa strana di cui volevo parlarvi.” “ Bene! Dimmi tutto ma fai presto che se mi passa il sonno poi dovrai farmi compagnia per tutta la notte, non riuscirei più a chiudere occhio”
“ Dottò, avete visto che quando Peppino stamattina è uscito con Amalia, diluviava?” “ Embè? “ “Pure  quando è tornato pioveva ancora!…” Sorrentino stava spazientendosi:”Bene abbiamo trasmesso il bollettino meteorologico, mo’ posso tornare a dormire!?”Gargiulo fremeva:” Commissà, quello il cane, la nostra unità cinofila, Amalia insomma… era asciutta, un pelo bello caldo, pareva appena tornata da una passeggiata ad Acapulco.” Salvatore, con molta delicatezza, mise al sovrintendente un braccio sulla spalla, e mentre Gargiulo lo guardava estasiato per il gesto confidenziale, pian pianino lo spinse fino alla porta,  dove,  mentre Tonino cercava ancora di spiegare l’accaduto, il commissario gli sussurrò:” Bene… sai pure che tempo faceva ad Acapulco!?… Va buò! Va buò! Tonì, ti prometto che domani ne parliamo con calma, magari a casa misurati la febbre, poi ti prendi una bella aspirina e… buonanotte.” Quindi gli diede un’ultima spintarella e chiuse la porta.
Dunque per una settimana Antonino Gargiulo, sovrintendente capo al commissariato di Sorrento, evitò accuratamente di parlare col suo capo, il commissario Salvatore Sorrentino, di qualsiasi cosa potesse avere attinenza con i fenomeni metereologici, finchè una mattina fu Il vice commissario De Cataldis che,  incautamente, riflettè ad alta voce:” Tonì, ma io questa faccenda del tuono di marzo non l’ho mai capita, tu cosa ne pensi!?” Gargiulo e Sorrentino si guardarono perplessi, e prima che Gargiulo esplodesse mandandoli a fare in culo Il commissario prese il suo vice sotto braccio:” Vieni Vitalià, prendiamoci un caffè.”De cataldis non capì, ma si avviò rapidamente verso il bar seguito a ruota dall’U.C. la quale per qualsiasi termine riferibile al bar di Giggino metteva in opera la stessa procedura operativa standard: ” C. A.  ossia, Cane Affamato.” Quando fecero ritorno in ufficio Il sovrintendente li attendeva, i tratti del volto erano tirati, ma il meteo non centrava nulla:” Dottò, è inutile che sfottete, ho avuto la conferma dei miei sospetti.” I due poliziotti, incuriositi dall’ atteggiamento massonico-carbonaro del loro sottoposto, tesero le orecchie:” A inizio settimana ho chiesto ad un mio confidente di operare; mercoledì ho fatto seguire l’indiziato  e cinque minuti fa ho avuto la telefonata rivelatrice.” Vitaliano De cataldis si aggiustò la fondina della beretta che come al solito era spuntata dalla giacca, con il gesto automatico che, quando scattava l’azione, il vice commissario faceva con precisione froidiana. Il commissario Sorrentino invece si rivolse al sovrintendente con tono pacato:”Posso sapere di cosa si tratta!? Oppure è un’operazione sotto copertura siglata:T.C.C.S. F.!?” Gargiulo lo guardò sconfortato:” Scusate commissà, non ho capito la domanda, che significa la sigla?” Salvatore sorrise bonario:” Tonì, che, cazzo, stai, facendo!?” E De cataldis:” Ma chi è l’indiziato? E poi indiziato di cosa!?” Gargiulo annaspava, :” Dottore scusate… commissà pure voi… se mi lasciate spiegare… L’indiziato è Peppino… “E De cataldis:” Il nostro Peppino? … Peppino Mastro!?... Tonì  ma fammi il piacere!  E poi di cosa sarebbe sospettato?” Gargiulo indicò la collega quadrupede che nel frattempo si era pacificamente sdraiata sotto la scrivania di De cataldis:” Peppino mente… quando esce con Amalia non la porta a passeggiare.” Il commissario guardò di sbieco il sovrintendente :” Scusa Gargiulo, ma secondo te questa cosa merita un’indagine!? E hai pure messo in moto un informatore, vorrei sapere quanto ci costa questa cazzata!?” Gargiulo si strofinò nervosamente le mani e farfugliò:” Mah! Niente , solo un vecchio album di figurine Panini, l’ho dato, in cambio di informazioni, ad un mio nipote appassionato collezionista nonché aspirante detective.” De cataldis guardava muto i suoi  collaboratori , mentre Sorrentino concluse:” Bene! Siamo all’accattonaggio puro, potrei sapere almeno il perchè!?” Antonino esplose:” Ma come perché!? Ma a voi vi pare una cosa normale!?  La piccirella mia!...  E comunque Peppino mente, quando escono lui ed Amalia vengono caricati in  una macchina alla cui guida c’è una giovane… anche molto carina.” Vitaliano, incuriosito dal racconto di Gargiulo, chiese:” Il tuo inf… tuo nipote, ha visto dov’è che vanno?”” Questa è la parte più strana della faccenda… la guidatrice, a circa cinque chilometri da qui, si infila in una specie di struttura prefabbricata, mio nipote non mi ha saputo spiegare meglio, dopo circa due ore, la macchina esce dal capannone e Peppino ed Amalia vengono riportati nei pressi del commissariato.” Il commissario era scettico, ma istintivamente si ritrovò chino sull’U.C. e con le mani lentamente accarezzò contropelo la bullmastiff, alla ricerca di eventuali tracce di maltrattamento o peggio ancora di ferite da combattimento. L’animale, senza battere ciglio, ronfò estasiata dal massaggino fuori programma, quindi ruotò sulla schiena mettendo a disposizione del commissario anche la pancia, crogiolandosi e guaendo di piacere. Sorrentino, mentre i suoi due collaboratori si erano avvicinati per guardare anche loro meglio, sentenziò :” Ferite non ne ha, inoltre in questi giorni non ho notato nessun segno di nervosismo… Per mangiare, mangia… Anzi con la primavera la trovo particolarmente affamata… Dunque!?” Antonino rispose deciso:” Dunque !?… Dobbiamo scoprire cosa le fanno, è chiaro che quei due hanno una qualche attività che prevede l’utilizzo della nostra unità cinofila…” De cataldis mosse la testa su e giù senza profferire verbo, poi tra se e se mugugnò:” Peppino?... Non lo vedo capace di nessuna cattiveria, specie nei confronti di Amalia, ma bisogna chiarire… Adesso lo cerco e vediamo.” Il vice commissario tirò fuori dalla tasca un caricatore calibro nove, lo spostò nell’altra tasca della giacca e finalmente, sempre frugandosi in tasca, riuscì ad agguantare il telefonino, ma il sovrintendente Gargiulo lo fermò:” Aspettate dottò, non mettiamoli in allarme, mercoledì ci appostiamo in loco e li cogliamo con le mani nel sacco.” Salvatore guardò i suoi collaboratori, fece un’ultima carezza alla collega pigrona e disse:” Benissimo, muoio dalla curiosità di partecipare anch’io all’operazione.
Pioggia, pioggia e ancora pioggia.”Tonì, mi sono informato meglio, questo non è il paese del sole, quello è Napoli, Surriento è o’ paese re’ nnammurate… niente a che vedere con le condizioni climatiche.” I tre investigatori erano inzuppati fradici e la battuta del commissario passò assolutamente in sordina. De cataldis era tesissimo, ogni tre minuti tirava fuori la pistola che automaticamente si bagnava , e che lui altrettanto automaticamente e con gesti nervosi, riasciugava meticolosamente e rimetteva velocemente a posto:” Che fanno!? Sono in ritardo… forse hanno mangiato la foglia!? ”Gargiulo,  il più esperto, per anzianità di servizio, in appostamenti e pedinamenti sembrava completamente  a suo agio:” No! Guardate!... Ecco l’auto che arriva… prepariamoci a fare irruzione.”  Il cancello automatico si aprì e l’auto si infilò rapida, i tre poliziotti attesero un pochino, giusto il tempo  che il cancello iniziasse a chiudersi, poi, sempre sotto una pioggia implacabile, entrarono a loro volta fermandosi al riparo sotto una tettoia. Da quel posto gli investigatori videro chiaramente la coppia con il cane che, parcheggiata l’auto sotto un portico, sparì all’interno del capannone. Il commissario, seguito dai suoi colleghi, si avvicinò con circospezione alla porta a vetri e guardò all’interno:” Commissà, cosa si vede!? A me questa sembra una palestra, che fanno  dentro?... Combattono!?” La voce di Gargiulo esprimeva tutta la sua preoccupazione e De cataldis, arma in pugno, aggiunse:” Salvatò, hai visto quante macchine parcheggiate, ci saranno molte persone all’interno… che facciamo!?” “ Ragazzi, da qui si vede poco, entriamo.” Sorrentino lentamente aprì la porta e si infilò in un corridoio alla fine del quale si vedeva una forte luce,  Gargiulo e De cataldis si erano fermati subito dopo l’ingresso e, in controluce, videro il loro capo immobilizzarsi e  alzare le mani, fu un attimo e i due in maniera professionale scattarono, beretta alla mano, in copertura del commissario il quale si voltò verso di loro, abbassò le braccia e si mise a ridere. “ Mettete via le armi, prima che vi vedano, qui ci scappa una figuraccia storica!” I due detectives con molta disinvoltura eseguirono, e la voce di Peppino Mastro li salutò gioviale:” Commissario! Dottor De Cataldis! Prego accomodatevi. Ciao Antonì, ma che bella sorpresa! Entrate , entrate pure.” Fu un attimo e una decina di bambini coloratamente vestiti li circondò mentre nella sala gli adulti presenti, che erano tutti seduti in comodi divanetti e stavano conversando tra loro, si voltarono immediatamente verso gli intrusi facendo calare nel salone un silenzio imbarazzante. Molti dei bimbi avevano spessi occhiali, altri strani cappelli o vistosissimi apparecchi per i denti, ma la cosa più curiosa era la mancanza dei soliti strilli che accompagnano un gruppo di bambini, questi qui parevano muti, o cosa ancora più strana, nessuno di loro sembrava comunicare con gli altri presenti.  I piccoli che con molta circospezione avevano interrotto il loro impegno principale, si erano avvicinati ai tre poliziotti e adesso parevano esaminarli. L’unità cinofila Amalia, di stanza al commissariato di Sorrento, sentendosi abbandonata dalle decine di manine che fino ad un attimo prima la stavano coccolando, corse anche lei uggiolando festosa in direzione dei suoi collaboratori-amici. Gargiulo sembrava una palla di fuoco, un po’ per lo sbalzo termico ma soprattutto era mortificato per la malafede che lo aveva portato ad agire. Vitaliano sentenziò subito:” Lo sapevo, non poteva essere…” Peppino, avendo intuito qualcosa, provvide a togliere i suoi colleghi dall’imbarazzo:” Vi presento Lucia, la mia fidanzata! Lucia è una psicologa dell’infanzia, si occupa di bambini autistici e sta sperimentando, con ottimi risultati, la pet therapy. Amalia è una collaboratrice eccezionale, i bimbi la amano in maniera assoluta.” Salvatore fu il primo a stringere la mano alla bella psicologa e a complimentarsi per l’ottima iniziativa, la ragazza arrossì e con fare professionale richiamò l’attenzione dei piccoli:” Venite, seguite Amalia! Vediamo come si fa ad accarezzarla per bene…” A quelle parole, l’unità cinofila corse a sdraiarsi su un tappetino rosso che le era stato preparato appositamente e li restò ferma, fin a quando il più piccolo dei pazienti iniziò a toccarla e ad accarezzarla, in pochi secondi fu tutto un susseguirsi di carezzine e di coccole da parte di tutto il gruppo. Antonino Gargiulo orgoglioso esclamò” Certo la nostra amica è stata educata in maniera magnifica.” Il commissario però fu meno gentile:” Tonì, non voglio insistere, ma credo che la nostra faticatrice abbia trovato un lavoro di tutto riposo, e penso anche che, viste le tue attitudini, tu sia un pochino invidioso.”

2 commenti:

  1. questo è un po' lungo ma graaaaande. Come te li pensi questi racconti?
    Ri-saluti da Genova, a te, Amalia e a tutto il commissariato della Gallina Felice

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