sabato 11 gennaio 2014

11 - 01 - 49 a.C.


Mi sono perso nel buio della notte, di questa notte tra il dieci e l’undici di gennaio. Il freddo e l’incertezza fiaccano la mia volontà di reagire. I pochi uomini fedeli che mi aspettano sul fiume staranno chiedendosi se sarò all’altezza della prova che ci attende. Entrare armati nel Pomerium ci renderà traditori della patria, ci porrà al di fuori della legge ma io non ho altra scelta se non quella di consegnarmi ai miei nemici, mi processerebbero e sarebbe un processo politico la cui sentenza è già stata scritta. I miei detrattori attendono solo lo scadere della mia immunità senatoriale e domani è il giorno fatidico. L’alito caldo di Luna, la mia fedele compagna di battaglie, mi conforta:” Vieni qui cane corso, stammi vicino amica mia, riscaldiamoci a vicenda. ” Ci siamo, eccoli! Odo in lontananza il suono del flauto di Primo Germanico; è strano come un Gallo, un barbaro le cui terre abbiamo invaso nel nome di Roma seminando morte e distruzione, mi sia tanto vicino in questo momento difficile, mentre molti dei miei pretoriani si siano dati alla macchia o siano addirittura passati tra le fila dei repubblicani che mi vogliono morto.
La melodia s’interrompe al mio sopraggiungere, il grido di guerra dei miei legionari cancella ogni mio tentennamento e, come se una forza sovrumana prendesse il controllo dei miei gesti, mi ritrovo anch’io ad urlare: ” Avanti uomini! Forse gli dei e la storia si ricorderanno di questa notte! Alea jacta esto!”

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