Mi sono perso nel buio della notte, di questa notte tra il
dieci e l’undici di gennaio. Il freddo e l’incertezza fiaccano la mia volontà
di reagire. I pochi uomini fedeli che mi aspettano sul fiume staranno
chiedendosi se sarò all’altezza della prova che ci attende. Entrare armati nel
Pomerium ci renderà traditori della patria, ci porrà al di fuori della legge ma
io non ho altra scelta se non quella di consegnarmi ai miei nemici, mi processerebbero
e sarebbe un processo politico la cui sentenza è già stata scritta. I miei
detrattori attendono solo lo scadere della mia immunità senatoriale e domani è
il giorno fatidico. L’alito caldo di Luna, la mia fedele compagna di battaglie,
mi conforta:” Vieni qui cane corso, stammi vicino amica mia, riscaldiamoci a
vicenda. ” Ci siamo, eccoli! Odo in lontananza il suono del flauto di Primo
Germanico; è strano come un Gallo, un barbaro le cui terre abbiamo invaso nel nome di Roma
seminando morte e distruzione, mi sia tanto vicino in questo momento difficile, mentre
molti dei miei pretoriani si siano dati alla macchia o siano addirittura
passati tra le fila dei repubblicani che mi vogliono morto.
La melodia s’interrompe al mio sopraggiungere, il grido di guerra dei miei legionari cancella ogni mio tentennamento e, come se una forza sovrumana prendesse il controllo dei miei gesti, mi ritrovo anch’io ad urlare: ” Avanti uomini! Forse gli dei e la storia si ricorderanno di questa notte! Alea jacta esto!”
La melodia s’interrompe al mio sopraggiungere, il grido di guerra dei miei legionari cancella ogni mio tentennamento e, come se una forza sovrumana prendesse il controllo dei miei gesti, mi ritrovo anch’io ad urlare: ” Avanti uomini! Forse gli dei e la storia si ricorderanno di questa notte! Alea jacta esto!”
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