giovedì 25 ottobre 2012

Un posto di lavoro


Il ferragosto, secondo me, è uno dei periodi più brutti dell’anno.
La verità è che in ogni caso ti costringi a portare la famiglia in vacanza, specie quando i bambini sono piccoli. Noi viviamo in un posto di mare, e quel ferragosto stavamo spostandoci con due auto per raggiungere con degli amici un luogo fresco in montagna. La strada , resa lucida dal sole, sembrava bagnata, e sarebbe bastato aprire poco poco un finestrino per capire che razza d’inferno c’era fuori. L’aria condizionata, un’altra cosa che odio , dava alle mie figliolette un certo ristoro, mentre io ero certo che il giorno dopo avrei avuto il torcicollo. La mia compagna era in un’altra macchina a seguito, assieme ai nostri amici. Il sedile anteriore accanto a me era vuoto, le bimbe erano più o meno sedute dietro. Il traffico era scorrevole, per radio “ cchè calore “di Pino Daniele  sembrava trasmessa per prendere in giro la nostra escursione. Con gli occhi fissi in avanti e un’andatura risoluta, lo vidi arrancare sulla rampa d’accesso subito dopo il casello di Castellamare di Stabia.  Le mie bambine segnalarono immediatamente la situazione di pericolo in cui il tipo, o almeno, a me pareva un tipo, si sarebbe trovato da li a qualche centinaio di metri.
-Fermati fermati papà! Facciamolo salire.- l’idea non mi sembrò per niente buona.
- Potrebbe essere pericoloso.- Obbiettai con scarsa convinzione.
- Papà fermati, aiutiamolo!-
- Ma abbiamo da fare un lungo viaggio, come facciamo?-
-Dai papà! Non possiamo fare finta di nulla ! Aiutiamolo.
Toccava a me trovare come fare. Accesi le frecce di pericolo e accostai sulla destra il più vicino possibile al guardrail, accanto a noi le macchine sfrecciavano velocissime. La mia compagna  capì immediatamente le mie intenzioni, si fermò a qualche centinaio di metri da me e  allarmata mi chiamò sul cellulare.
- Ma cosa fai? Sei pazzo , non hai pensato alle bambine?-
Cercai di spiegarle che era proprio a causa loro se adesso mi sarei infilato sotto qualche tir.-
Ormai ero in ballo , bisognava solo sbrigarsi. Con una certa apprensione  girai intorno alla mia macchina e aprii lo sportello invitando il malcapitato ad infilarsi rapidamente a sedere e quello, come se nella sua esistenza  non avesse fatto altro che prendere passaggi, mi ubbidì immediatamente.
-Bene.- Pensai.- Almeno non finiremo schiacciati come due cretini.- Nel frattempo ero già tornato al mio posto di guida, tra gli applausi delle mie passeggere. E’ li che ti senti grande, quando i tuoi bambini ti acclamano, è una sensazione meravigliosa. Il nuovo arrivato ansimava un po’, stava con lo sguardo proteso alla strada, e sembrava completamente  a suo agio, perlomeno a me non pareva per niente spaventato. O si trattava di un incosciente oppure  aveva un piano.
 Lo osservai attentamente e notai che lo straniero era ben curato, aveva un aspetto elegante e il portamento fiero, certamente la presenza mia e delle mie bambine non lo turbavano minimamente.  Decisi, facendo l’indifferente, di continuare per un po’ a viaggiare e in silenzio, mentre con la coda dell’occhio non lo perdevo di vista, mi accorsi che anche lui faceva lo stesso con me, inoltre ogni tanto si voltava e guardava con aria pensosa le mie figliole, le quali nel frattempo erano ammutolite.
-Perfetto!- Dissi per rompere il silenzio.- Ci fermiamo a fare benzina?- Nessuna risposta. Clic, clic, clic, lampeggiante giallo acceso, eccomi al distributore . Il ragazzo addetto al rifornimento mi guardò interrogativo, l’ospite lo fissò guardingo.
- Mi fa il pieno?...Grazie!-  Mentre il giovane  riempiva il serbatoio, mi avvicinai  alla cassa, e notai una bella ragazza in tuta da benzinaio, in lacrime. Mi venne  istintivo di chiedere alla giovane cosa le fosse capitato. La donna rispose tra i singhiozzi, ed io capii che la mia missione era compiuta.
Novembre. Il mese di novembre, la sua calma. Le bambine pronte per Halloween, scherzetti e dolcetti per tutti. Autostrada Napoli- Salerno. Ci fermiamo a fare benzina? Il coro di si manifesta un desiderio di ben altro. Il rifornimento avviene nel totale disinteresse del gruppo. Le bambine  sanno cosa fare, come muoversi e a chi rivolgersi.
Lo straniero, anzi la straniera, è restata qui , la ragazza adesso sorride.
- Come si comporta?- Chiedo premuroso, mentre il resto del gruppo  l’ ha già circondata.
- E’ una guardiana perfetta, affettuosa e incorruttibile. –
Gli occhi della giovane brillano d’orgoglio.
- Anche Perla, così l’ho chiamata,  è un pastore tedesco com’era Stella, il cane per la cui morte piangevo. E’ buona e affidabile  e… la sa una cosa strana?  Sembra che in vita sua abbia sempre lavorato qui.-

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