sabato 21 luglio 2012

Colombo e la farfalla


Il capitano lo sapeva, quella era la sua ultima possibilità, ancora poche ore di navigazione infruttuosa e i marinai si sarebbero ammutinati. La sua intuizione si era rivelata un azzardo, la sua presunzione stava mettendo in pericolo la vita di novanta uomini.
-Don Josè, voi dovete comprendere, è da poco che faccio questo lavoro. Sto imparando, però sono bravo, presto diventerò capace.-
- Piccolo squinternato, l’arte di scolpire la pietra non si impara tanto presto, tu hai troppa fretta di guadagnare.
Voglio che questo piperno sembri volare, il portale finito deve avere l’aspetto di qualcosa di leggiadro, fiero ed elegante al tempo stesso. Usa lo scalpello con più attenzione, sarà il risultato finale che decreterà il valore del manufatto.-
- Certo! Certo!... Sarà meraviglioso, lasci fare a me .- Poi il giovane voltò le spalle al suo datore di lavoro, e approfittando del fatto che il vecchio Josè sentiva poco bisbigliò:
-Tanto a me darai sempre i soliti quattro pidocchi, e tu farai la figura dello scultore rifinito.-
L’ isola si materializzò dal nulla, una delle più belle che l’occhio umano avesse mai guardato.
Il capitano ebbe un sussulto di orgoglio, ma lo sponsor della sua impresa gli aveva posto al di sopra il Signore Dio dell’universo, e Colombo dovette inginocchiarsi.
Sicuramente il caro Josè oggi sorriderebbe se ci sentisse parlare di Feng Shui, di spirito del giardino, e di Zen.
Forse direbbe che cinquecento anni sono trascorsi in un battibaleno, ma resterebbe comunque a bocca aperta, se potesse vedere una delle sue farfalle volare ancora nel mio giardino.

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