Albert Einstein spiegava in modo preciso e sintetico che il tempo è ciò che misurano gli orologi, mentre per lo spazio è utile usare il metro.
Sembra ovvio ma ancora oggi i due argomenti vengono spiegati con una miriade di teorie e da affermazioni spesso confusionarie.
Per non perdere di vista la realtà va fatta una semplice considerazione di base:
Il metro è una semplice asta in materiale più o meno incorruttibile divisa in piccoli spazi che per convenzione risultano i suoi sottomultipli e che possono essere divisi a loro volta in un infinità di sotto unità. Quindi per misurare degli spazi piccolissimi o delle distanze siderali basta utilizzare il metro nelle sue diverse accezioni e così avremo i micron, i chilometri o gli anni luce;
Oibò ecco che inizia la confusione, l'anno luce è comunque un multiplo del metro ma grande , grandissimo e difficile da percorrere in tempo se non dalla luce, per cui noi umani saremmo sempre in ritardo.
C'è anche da dire che il percorrerlo ci porterebbe non molto lontano dalla terra e che per uno spostamento significativo, in relazione alla vastità dell'universo conosciuto, gli anni luce da coprire sarebbero parecchi.
In sintesi un metro è un metro sulla terra come sulla luna, la mazza è quella e in qualsiasi posto dell'universo la spostassimo non varierebbe, il metro resterebbe metro e cioè 1/10 000 000 della distanza tra polo nord ed equatore terrestre.
I sofisti confusionologi lo definirebbero come" la distanza percorsa dalla luce nel vuoto in 1/299 792 458 di secondo" io preferisco definirlo una mazza lunga un metro.
Chiaramente ho molto sintetizzato perchè la storia delle misure con cui definire una distanza, uno spazio o un volume, si è evoluta con l'umanità e ancora oggi nei paesi anglosassoni la mazza è guardata con sufficienza.
Con l'evoluzione noi umani ci siamo resi conto che le cose intorno a noi cambiavano di continuo e che quindi c'era qualcosa che ciclicamente ci costringeva a nasconderci, coprirci di più, accendere un fuoco e così via, inoltre quei puntini che al buio apparivano in alto si muovevano, persino quella palla gialla enorme che talvolta rendeva le notti particolarmente belle, piano piano spariva per poi con precisione tornare a illuminarle.
Ecco che un concetto nuovo prendeva forma. Il sole, la luna,le stelle, le stagioni, le maree, tutto mutava, e gli intervalli di esistenza umana in cui ciò accadeva divennero il tempo.
Sia ben chiaro, a nessun animale che avesse del sale nel cervello sarebbe venuto in mente di misurare tutto quello che la natura mostrava, e nel tentativo di farlo con metodo e precisione l'uomo inventò gli orologi.
E' subito evidente la differenza che passa tra qualcosa di tangibile come una distanza e il concetto astratto del tempo e da qui le difficoltà di concepire lo strumento per misurare quest'ultimo.
Farò un esempio banale: la clessidra, uno dei primi orologi, la sabbia per scendere in una clessidra impiega un certo periodo, ciò è intuitivo e semplice, ma rappresenta l'antitesi della teoria di Einstein, difatti più aumenterà la forza di gravità, e più veloce trascorrerà il tempo misurato.
In realtà il tempo non è variabile in se' come fenomeno, ma quello che impedisce a qualsiasi mezzo umano di essere imparziale nel misurarlo sono le caratteristiche dell'ambiente in cui tentiamo di farlo.
Gli orologi, pur essendo precisissimi, correranno di più dove gli attriti tra le loro parti saranno minori.
Perfino i fotoni vengono rallentati in presenza di forze gravitazionali, sono quindi tali forze a modificare a livello sub atomico qualsiasi congegno umano che venga a loro sottoposto.
Mettiamoci l'anima in pace e restiamo con i piedi sulla terra, perchè quello che vale per gli orologi vale pure per la fisiologia umana, con tutte le conseguenze inimmaginabili che ciò concerne.
A me piace ricordare un altro concetto che il grande fisico ha sviscerato in maniera sorprendentemente semplice:" quando sei sulla sedia del dentista il tempo non passa mai, ma quando condividi una gioia con qualcuno il tempo vola via... in un battibaleno... E quest'è!!!

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