domenica 24 novembre 2013

Piombo placcato in oro



Sorrentino aveva capito che per fare il poliziotto non ci volevano grosse doti, bisognava solo applicare un certo metodo. Più che altro, almeno per quanto riguardava il suo territorio, bastava evitare protagonismi da serial televisivo, limitare gli interventi eclatanti che lui considerava appannaggio dei funzionari in carriera e cercare quell’equilibrio e quella calma operativa che non gli avrebbero mai consentito di finire in prima pagina, ma che gli avrebbero assicurato la fiducia dei suoi uomini e di buona parte degli abitanti della penisola sorrentina. Quella mania del cane, o meglio dell’unità cinofila come beffardamente l’avevano definita i suoi detrattori che pure erano tanti, aveva rafforzato i rapporti con i suoi colleghi di lavoro oltre a creare una certa curiosità ed un tantino d’invidia nelle altre forze dell’ordine presenti in costiera.
Giovane, preparato, ma soprattutto moderato nei modi, Sorrentino era il prototipo del poliziotto intelligente, oltremodo consapevole della fortuna di lavorare in una terra così bella.
“Placcato d’oro, questo posto è come un grosso pezzo di piombo, ma grosso assai, e per renderlo piacevole qualche furbacchione l’ha placcato d’oro.” Questa era una delle affermazioni preferite da Antonino Gargiulo, soprintendente capo del commissariato di Sorrento, un omaccione dall’età indefinita e con un cuore grande come una montagna.” Tonì, che altro ti va storto oggi?” Chiese Sorrentino al suo collaboratore preferito.” “ Niente dottò come al solito io non mi trovo, ma voi avete letto questo fetente di giornalista cosa scrive, anzi cosa non scrive di noi!? Va buo’! Voi siete troppo preso da altre cose; a proposito, la signorina Andrea come sta?” “ Tutto bene, ci siamo sentiti ieri sera, mi ha detto che verrà a prendersi Amalia per farla partecipare ad una manifestazione, pare che la nostra amica quadrupede sia un ottimo esempio di cane da tartufi, inoltre ne approfitterebbe per farle fare una settimana di dieta strettissima, così per rimetterla un po’ in forma.” A quelle parole, pronunciate con un’enfasi voluta, il vicebrigadiere Amalia, unità cinofila operativa presso il commissariato di Sorrento, aveva prima drizzato per quanto le fosse possibile le orecchie, poi, invece di scodinzolare come faceva ogni volta che si parlava di lei, era scesa immediatamente dal divano sul quale poltriva ed era andata a rifugiarsi dietro al suo patrono gastronomico Gargiulo; lo sguardo della bestiola, quarantacinque chili di muscoli e lardo ottimamente assemblati, era eloquente :” Dieta uguale fame… uguale dimissioni immediate.”
Antonino protestò immediatamente:” Dottò voi lo sapete, Amalia è un cane sensibile, voi così la mortificate e il rendimento operativo cala.” “ Certo Antonì, è sensibile al roastsbeef, e in quanto a calare sarebbe buono; guarda come ha combinato il mio divano; è tutto sfondato.”
La bullmastiff emise una specie di sospiro misto a qualcosa che somigliava vagamente ad un guaito,
Gargiulo le fece una carezza e la cagna si accucciò al suo fianco mentre il sovrintendente riprendeva a mugugnare:”Questo tizio che ha scritto qua sopra…” e così dicendo agitò per aria il quotidiano locale che ogni mattina immancabilmente acquistava “ Dovrebbe prima informarsi, ma che razza di giornalista è!?
Questo scrive a cazzo di cane… scusami Amà. Dottò, e voi non dite niente!?” Salvatore lo guardò impassibile
“ Guarda Tonì che secondo me è andato tutto come volevamo noi, adesso è inutile recriminare, tanto la verità la sappiamo.” Gargiulo era furibondo:” Si ma tutta la gloria è andata ai carabinieri, io poi non capisco questa fissazione di chiamare questo maresciallo da Castellammare, ma cos’è, un vostro amico!?”
Sorrentino rabbrividì ricordando la notte della spazzatura e tagliò corto:” Si! Diciamo così…”
“Dottò la verità è che la nostra amica U.C. è stata bravissima! Secondo me quel corriere era a più di cinquanta metri da noi, e quando Amalia l’ha puntato ho capito immediatamente che il tizio aveva addosso stupefacenti. Il dottor De Cataldis prima di intervenire vi ha subito chiamato e voi ci avete ordinato di seguirlo senza dare nell’occhio.”Il commissario sorrise sornione mentre la cagna, adesso, si era completamente distesa ai piedi di Gargiulo e con le zampe per aria implorava dal suo amico una grattatina alla pancia.
Antonino provvide rapidamente mentre Sorrentino riprese il racconto:” Certo intervenire avrebbe significato bruciare tutta la squadra cane compreso, mentre seguendo a distanza il pesciolino siamo arrivati ad un covo di insospettabili.” “Veramente ci sono arrivati i carabinieri, e qui la mia intelligenza si rifiuta di comprendervi: ma come!? Quasi un mese di appostamenti e di pedinamenti, più di venti persone coinvolte, perfino un politico locale implicato e noi, a lavoro quasi terminato, passiamo la soffiata alla concorrenza!? Ma voi certe volte mi sembrate S.Francesco!” Salvatore fece un gesto con la mano verso il suo collega che significava rallenta un attimo, poi quando Gargiulo gli sembrò più calmo riprese a parlare pacatamente:”Tonì! Proprio là stava l’inghippo, io della politica ho sempre un certo timore, perciò ho deciso di restare a distanza. Il fatto che ci fosse un delegato del popolo implicato in un traffico di droga è senza dubbio grave, ma fare della sua cattura una medaglia per meriti di servizio lo trovo più adatto ai nostri amici della benemerita. Oggi c’è un po’ troppa confusione in giro, e magari a qualche alto papavero veniva in mente di darmi una bella promozione, condita da un meritato trasferimento; poi qualche avvocato benpensante e ben pagato avrebbe messo in discussione l’utilizzo approssimativo di strumenti investigativi poco ortodossi…” Così dicendo Salvatore indicò la bullmastiff schiancata sul pavimento”…e noi avremmo avuto pure un sacco di grane inutili.” Antonino Gargiulo, come a voler allontanare da loro quella serie di sciagure, aveva rapidamente piegato in quattro il giornale e adesso con molta accuratezza ne stava facendo delle strisce sottili che con metodologia collaudata infilava dentro la bocca della stufa: “Dottò come al solito avete ragione voi… se permettete però, noi adesso andremmo da Giggino a fare merenda.” Il noi chiaramente prevedeva anche Amalia che, un po’ in anticipo rispetto alla fine della frase pronunciata da Tonino, si era fatta una bella scrollata di pelo e si era prontamente posizionata vicino all’uscita pronta ad entrare in azione.

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