sabato 7 luglio 2012

Lo sposalizio delle api


Da ragazzino, avevo forse sei o sette anni, le suore di Ivrea presso il cui istituto parificato frequentai le elementari mi spiegavano con dovizia di particolari, rinunciando per ovvi motivi a collegarle all’impollinazione, e quindi ad una sana educazione sessuale, tutte le altre buone qualità  delle api.
-Suor Lorenza, la mia tutor si direbbe oggi, era, da brava ragazza del nord, una fan sfegatata dell’organizzazione e della produttività delle nostre amichette. La monaca, per la quale io avevo una cotta, ci divideva con precisione i compiti, i maschietti, tutti assemblati in un unico settore a sinistra, avevano le mansioni più umili: pulire la lavagna, raccogliere i quadernetti, spostare i banchi quando c’era bisogno di spazio per giocare, controllare la fila quando andavamo al gabinetto e così via. Alle femminucce, settore destro, le mansioni dirigenziali: fare da capoclasse, scrivere i buoni e i cattivi alla lavagna, leggere in classe, ecc. ecc.
- Così si fa negli alveari, e così faremo noi.-
Le cape di pezza, così mio padre definiva le suore, erano certe che con questo metodo longobardo avrebbero  tirato fuori il meglio da ogni individuo appartenente all’alveare.
In realtà io, che poco mi sentivo inserito in quel contesto,  le api le ho sempre temute, non per motivi sociali o politici, e neanche per motivi religiosi,  mi  faceva paura l’idea che quando pungevano qualcuno, restavano spesso con il pungiglione incastrato, ed erano quindi condannate a morte.
Questo modo di comportarsi urtava contro la mia sfrenata passione per gli animali e mi lasciava perplesso nei confronti di una tanto mitizzata efficienza. La spiegazione che mi veniva fornita era:
- Vedi Salvatore, un piccolo sacrificio vale tantissimo se è fatto per far piacere a Gesù-
 Io restavo comunque poco convinto:
- Certo le api sono piccoline- Pensavo- Ma una vita è sempre una vita. – Cosa centrasse poi Gesù, è rimasto per me un mistero.
Crescendo mi sono naturalmente allontanato da quella metodica elementare iper-religiosa e quando approdai  alle scuole medie fu con una strana ansia dentro che dovetti cimentarmi con un diverso sistema educativo.  Il primo segnale che qualcosa era cambiato fu la sparizione delle femmine… Nella mia classe eravamo trenta maschietti  e così fu per i tre anni successivi. Addio alveare, addio compiti distinti e soprattutto addio spirito di collaborazione. Per me fu difficilissimo imparare che la professoressa d’italiano non andava chiamata suora, che potevo andare al gabinetto da solo e che nessuno mi avrebbe più segnato alla lavagna tra i cattivi. Restavano i miei dubbi sull’impollinazione, ma quelli li avrei chiariti in seguito.
Veniamo ad oggi, perché ora l’organizzazione delle api mi affascina ancor di più, e mi piace considerare che molti umani, pur non avendo conosciuto suor Lorenza e non essendo nati in luoghi particolarmente produttivi, vivono la vita in maniera quasi monacale, oserei dire sono parte di un alveare invisibile ; portano,  insomma, dentro di loro tutte quelle caratteristiche affascinanti che le nostre piccole amiche hanno in dote. Credo inoltre che tali individui, pur non avendo condiviso nessuna delle fasi cruciali della crescita, siano in grado di riconoscersi tra loro e ,ovunque si incontrino, tendano ad instaurare  quel proficuo rapporto di collaborazione che a prescindere dal loro sesso, fede politica o morale religiosa, gli apre la possibilità di strutturare una nuova famiglia. Auguri Francesca, auguri Luca.

1 commento:

  1. Cosa centrasse poi Gesù, è rimasto per me un mistero.

    anche per me è un mistero

    auguri atutte le coppie
    adalgisa

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