venerdì 6 luglio 2012

DUPLEX


Pontelandolfo, un paesino del Sannio incastrato sotto l’appennino.” Antico mulino del quattrocento da restaurare vendesi.” Il ghiro e la sua compagna si guardarono in maniera romantica, Lei disse:
- Amore, è un luogo meraviglioso, sarà la casa dei nostri sogni.-
Lui sul momento non sembrò convinto, il suo pensiero andò subito alle loro cucciole. Il posto è incantevole, ma dista tantissimo dal nostro luogo natale, le piccole avranno a che ridire, protesteranno per la solitudine e per la mancanza di svaghi. Poi l’Antelminello, discendente dei Castracani iniziò ad affabularli:
- Vedrete, li ci sarà il camino, e voi nelle sere d’inverno mentre fuori nevica sarete qui sul divano ad ascoltare il torrente che scorre impetuoso.-
la ghira era estasiata, non capiva più niente, già immaginava il giardino fuori pieno di rose, mentre lei sdraiata all’ombra delle querce secolari si riposava dalle fatiche della vita cittadina.
Il ghiro in realtà aveva una serie di dubbi, il primo dei quali riguardava una pietra inserita nella volta che adornava il portale, su di essa si leggeva :” A.D. 1924” Egli, il ghiro, momentaneamente, soprattutto  per non turbare l’incanto del momento, fece finta di nulla, e comunque, dopo una mezz’ora di convenevoli architettonici, i suoi dubbi divennero certezza.  Il tutto era  una gigantesca sola Beneventana.
Ma la ghira era troppo felice, ella pareva aver trovato in quel cialtrone di venditore la sua anima gemella.
Il povero ghiro venne messo più volte a tacere e a sera si ritrovò acquirente nonché futuro proprietario di un magnifico cumulo di pietre vagamente assemblate in forma di casa.
Dopo sei mesi di lavori, che comportarono il prosciugamento di tutti i soldini che i bravi ghiri avevano stipato in anni di alacre lavoro, il mulino era pronto. La ghira non vedeva l’ora di trascorrere il suo meritato riposo e assieme alle sue ghirine, si accinse a trascorrere la prima notte tutte sole al mulino di Vreccola,sito in località Piscianterra . Papà ghiro purtroppo, per motivi lavorativi, non ebbe la fortuna di assistere a quanto successe. Le cose andarono così:” Parcheggiata la Twingo viola, ribattezzata dalle piccole ghire col nome di un settenano, Cucciolo; mamma ghira controllò che tutti i bagagli fossero scaricati dalle ghirette,e che ogni cosa venisse riposta in ordine nei vari armadi. Finito il lavoro pesante decise di cucinare qualcosa, e … a quel punto si ricordò di non aver controllato la bombola del gas. Claudia la più grande delle due cucciole ebbe come un presentimento, e disse –Mamma voglio tornare a casa.- Lo sguardo di mamma ghira la fulminò, mentre Carlotta, la ghira piccola, tirò fuori un pacchetto di biscotti e lo consegnò alla madre che subito lo divise in parti più o meno uguali. Mentre le piccole litigavano per chi avesse avuto più biscotti, mamma ghira accese il fuoco, e la casa si riempì di fumo. Aprirono tutte le finestre e dopo una mezzoretta dentro faceva più freddo che fuori. Allora saggiamente mamma ghira ordinò alle sue piccole di mettersi assieme a lei nel lettone, e con le tante coperte che avevano si prepararono un bel nido accogliente.  Mamma ghira spense la luce, nel buio si sentiva solo il rumore del torrente, che delizia.
Per i profani ci tengo a segnalare che il vero ghiro è un animale notturno, esso popola le pendici dell’appennino, trovando spesso rifugio nei ruderi che gli umani abbandonano qua e la.
Il piccolo scappò dalle zampine della madre che gli stava pettinando la coda e corse a curiosare emettendo un gridolino di felicità.- Finalmente un po’ di compagnia.- Pensò, mentre il suo papà si stiracchiava preparandosi ad uscire dal nido.  Quando, attraversando le travi di legno del tetto, arrivò sulla verticale del lettone, il piccolo ghiro si lasciò cadere ,ed atterrò sul soffice materasso. Stranamente le luci si accesero e il piccolino notò che la sua presenza non era bene accetta. La bestiola urlò terrorizzata chiamando in suo soccorso la mamma, ma invece arrivò suo padre, il quale , si gonfiò il più possibile per sembrare più forte, emise il suo grido di battaglia, e si gettò a capofitto nella mischia cercando di portare via in salvo il ghiretto. La sua compagna arrivò un attimo dopo trafelata, e reggendosi con la coda , come un trapezista  a testa in giù, attese finché il compagno non le passò il pargoletto recuperato. Fatto ciò la mamma sgridò il piccolino e la famigliola riunita  restò sulla trave a guardare, emettendo strilli con tonalità diverse, ma il cui significato si sarebbe potuto sintetizzare in :- Chi cazzo siete? E come siete entrati in casa nostra?-
La notte, per le invasore, proseguì nella Twingo, e all’alba mamma ghira si rimise rapidamente in marcia per tornare a casa; la loro amata casetta. Papà ghiro, nei giorni che seguirono, dovette preparare un bel cartello, e dovette anche andare ad appenderlo fuori al mulino di Vreccola località ecc.ecc.
Solo per amanti della natura, multiproprietà cedesi, no perditempo, telefonare ecc. ecc.

4 commenti:

  1. Smetterò di ridere nel 2026 :-D

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  2. :) :) :) e ancora :)
    nei boschi di Prale, in quel di Ormea (CN), terra d'origine della famiglia del mio (fu) nonno materno, e dove io trascorsi tutte le estati di bambino e ragazzo e ancora oggi abbiamo la casa di campagna di famiglia, mio padre acquistò nei primi anni Ottanta un pezzo di bosco (di cui mi capita di scrivere ogni tanto nei miei messaggi "urbi et orbi" che ricevete anche voi "ghiri metesi") con una "baita", in realtà una ex-stalla un po' sistemata, rialzata e resa semiabitabile. In trent'anni che la possediamo ci ho dormito soltanto io con alcuni amici un paio di volte anni fa, con sacchi a pelo e brandine, quindi posso ben dire che i veri proprietari e abitanti della "baita" siano l'autoctona famiglia di ghiri che non manca in nessun edificio umano abbandonato sperso in un bosco. Molti molti molti anni fa mio padre decise stoltamente di cacciarli via perché "sporcavano" (un po' di cacchette qua e là, compreso il tavolo di legno posto nel mezzo del locale del piano terra) e tentò di cacciarli col fumo. Fatica vana, quelli uscivano dai loro anfratti nel muro di grosse pietre tossendo, scappavano fuori dalla porta poi si arrampicavano sul vicino vecchio melo e rientravano passando dalle fessure fra le tegole del tetto.
    Dopo alcuni tentativi goffi di tal fatta mia padre desistette e da allora diverse generazioni di ghiri si sono certamente succedute in quella "baita" di cui non pagano l'IMU.

    Due notti soltanto io dormii nella baita, due notti autunnali nel 1997 e nel 2000, con amici e sacchi a pelo (la seconda volta c'era già Donatella) e ricordo bene i ghiri - almeno cinque la prima volta, la seconda non ricordo quanti - che intorno alla mezzanotte erano usciti dalle tane di pietra e mattoni a vedere chi erano 'sti squatters che avevano abusivamente occupato la loro tranquilla dimora. Qualche passaggio sui muri con le code grosse, poi se ne erano andati per i fatti loro senza occuparsi più di noi.

    Ciao a tutti, caro ghiro.

    Gianni (ma anche Donatella vi saluta, anche se ora sta già dormendo a Sanremo)

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    1. Quelle bestiacce sono padrone di mezza Italia. Capisci a me!

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    2. si, capisco a te, sono padroni di mezza Italia, ma a me piacciono. E ti pare che uno che quando è a Sanremo mette alla sera mette i croccantini sulla scala di casa per le lumache che li aspettano si scandalizzi se una casupola disabitata nel bosco ospita qualche ghiro?

      Ri-ciao
      G
      P.S.: c'abbiamo il gatto Codamozza che sta molto molto male :( :( :(

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