sabato 13 febbraio 2016

Canta la cicala


Certi anni sono più cattivi di certi altri, sembra una considerazione banale ma è dei miei anni che scrivo.
Mi è capitato da sempre di considerare la mia esistenza come una specie di lungo tappeto ben srotolato sul quale camminare comodamente. Certe volte mi pareva così strano che gli altri si affannassero a cercare una via mentre a me sembrava così ovvio: bastava seguire il tappeto. E così ho fatto per tanto tempo. Sceglievo l’andatura e i compagni di viaggio, ma l’idea di base era sempre quella di non lasciare mai quella specie di leggera discesa che tanto ristora chi sa che la via sarà lunga. La prima cosa strana che ho iniziato a considerare è che se appena mi voltavo, per quanto veloce fosse lo scatto che mentalmente facevo, non vi era più traccia del percorso fatto; insomma ero certamente arrivato da qualche parte, ma non sapevo assolutamente come ci fossi arrivato. Intanto i compagni di viaggio cambiavano itinerario e qualcuno spariva per sempre, l’andatura diventava più sostenuta e il tappeto sempre più stretto; e c’erano curve, dossi e salite che non avevo assolutamente considerato. Anche il colore, da quel bel rosso forte che era, si stava sbiadendo e adesso, in certi giorni, mi pareva confondersi con il resto, quel resto a cui molti si erano meticolosamente preparati e che io avevo ostinatamente rifiutato di considerare.
Adesso ho come il sospetto che dovrò fare delle scelte, mettere da parte la  strana incoscienza che mi ha contraddistinto e forse pentirmi, lasciare la pista e iniziare a fermarmi un po’ per chiedere informazioni sulla direzione da prendere, poi però riagguanto un attimo il filo dei miei pensieri e subito mi viene in mente che è normale per qualsiasi cicala iniziare a sentire il freddo dell’inverno che arriva, ma che la sua natura prevede solo di cantare e  che averlo fatto al meglio delle sue capacità è comunque stata una bella vita.

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