Sembra un racconto di fantascienza, la madre, prima di
partorire, firma la richiesta di aprire presso una banca speciale un conto
biologico intestato al suo nuovo nato. I recenti progressi medici collegati
alla bio ingegneria rendono possibile la conservazione e il riutilizzo delle
cellule staminali presenti nel cordone ombelicale.
Il nascituro, in pratica, avrà un corredino genetico conservato adatto ad affrontare, negli anni che verranno, eventuali patologie gravi.
Certo la scienza fa enormi passi avanti ed eventuali nuove terapie basate sull’efficacia delle cellule staminali vedranno avvantaggiati coloro che si sono premuniti. C’è da dire anche che la produzione in vitro delle staminali partendo dalle cellule del sangue è già comunque una realtà scientifica e, visto che dette cellule sono praticamente universali, il discorso bancario può sembrare puramente speculativo. Vuoi però mettere il valore del prodotto genuino nato assieme all’individuo? Rientriamo in una consuetudine più casareccia del pensiero, specie di quello italico. La mamma è sempre la mamma e quello che fa mamma è tutta un’altra cosa. Zia Amalia sarebbe d’accordo, ai suoi tempi il valore del cordone ombelicale era certamente comparabile con l’attuale clamore che le moderne biotecnologie assegnano a tale parte anatomica, anche se la cultura del tempo, ne rendeva meno scientifico l’utilizzo. Le famiglie di allora erano numerose e le condizioni di vita molto modeste, ma l’affetto che le madri provavano per i loro pargoli era simile a quello odierno.
I mezzi di comunicazione non esistevano e la preoccupazione di non poter riunire la famiglia almeno una volta al giorno veniva esorcizzata al momento della nascita. La cara zia, spesso nei panni di una moderna ostetrica, completava con professionalità il suo servizio a casa delle puerpere, era ovvio, consueto, oserei dire banale per una specialista come lei, terminato brillantemente il suo compito medico, passare alla fase propiziatoria. Affinché il nascituro si ritrovasse sempre in compagnia della sua famiglia all’ ora giusta,
Amalia apparecchiava la tavola di casa come per un normale pranzo, aggiungeva un posto in più e collocava il cordone ombelicale del nascituro sul tavolo. Certo i tempi sono cambiati, e i nostri bamboccioni ne sono la prova, oggi c’è il problema opposto. Bisognerebbe guardare meglio nel diario di zia Amalia, forse una formula … o un filtro magico … chi sa?
Il nascituro, in pratica, avrà un corredino genetico conservato adatto ad affrontare, negli anni che verranno, eventuali patologie gravi.
Certo la scienza fa enormi passi avanti ed eventuali nuove terapie basate sull’efficacia delle cellule staminali vedranno avvantaggiati coloro che si sono premuniti. C’è da dire anche che la produzione in vitro delle staminali partendo dalle cellule del sangue è già comunque una realtà scientifica e, visto che dette cellule sono praticamente universali, il discorso bancario può sembrare puramente speculativo. Vuoi però mettere il valore del prodotto genuino nato assieme all’individuo? Rientriamo in una consuetudine più casareccia del pensiero, specie di quello italico. La mamma è sempre la mamma e quello che fa mamma è tutta un’altra cosa. Zia Amalia sarebbe d’accordo, ai suoi tempi il valore del cordone ombelicale era certamente comparabile con l’attuale clamore che le moderne biotecnologie assegnano a tale parte anatomica, anche se la cultura del tempo, ne rendeva meno scientifico l’utilizzo. Le famiglie di allora erano numerose e le condizioni di vita molto modeste, ma l’affetto che le madri provavano per i loro pargoli era simile a quello odierno.
I mezzi di comunicazione non esistevano e la preoccupazione di non poter riunire la famiglia almeno una volta al giorno veniva esorcizzata al momento della nascita. La cara zia, spesso nei panni di una moderna ostetrica, completava con professionalità il suo servizio a casa delle puerpere, era ovvio, consueto, oserei dire banale per una specialista come lei, terminato brillantemente il suo compito medico, passare alla fase propiziatoria. Affinché il nascituro si ritrovasse sempre in compagnia della sua famiglia all’ ora giusta,
Amalia apparecchiava la tavola di casa come per un normale pranzo, aggiungeva un posto in più e collocava il cordone ombelicale del nascituro sul tavolo. Certo i tempi sono cambiati, e i nostri bamboccioni ne sono la prova, oggi c’è il problema opposto. Bisognerebbe guardare meglio nel diario di zia Amalia, forse una formula … o un filtro magico … chi sa?
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