giovedì 25 settembre 2014

Il cieco di Sorrento


Il maresciallo dei carabinieri arrivò al commissariato che erano appena le otto.
Il piantone aprì il cancello automatico e corse a chiamare il suo capo che stava facendosi la barba.” Dottore mi scusi, in portineria c’è quel vostro amico dell’arma… quello di Castellammare.”
Salvatore finì di togliersi la schiuma dal viso con l’asciugamano, si infilò una camicia e seguì l’agente Mastro giù per le scale:” Dottò” Chiese Mastro con aria diffidente:” Ma questo carabiniere vi è proprio amico-amico!?”
Sorrentino non rispose, ma con i ricordi corse rapidamente alla notte della spazzatura, quindi, mentre un brivido di freddo gli correva nella schiena, scosse la testa per allontanare da sé quella terribile esperienza.
“ Ciao carissimo collega, come va!?” Il sorriso ed il tono dell’ospite erano più eloquenti del saluto, Salvatore stava per rispondere al milite quando una specie di furia pelosa li investì in pieno scodinzolando e spargendo bava in maniera equa sui due malcapitati.” Amalia stai buona! Cataldo scusaci, lei al mattino saluta sempre così; non so se già conosci Amalia, è la mascotte del commissariato...”Il maresciallo Cataldo Lo Russo sorrise sornione:”Certo! Certo! Questa qui è la … diciamo così… la mascotte! ” A Salvatore il sorriso si trasformò in una specie di smorfia. Il carabiniere riprese: “Collega, posso chiamarti collega o fai lo schizzinoso!? “ Sorrentino abbozzò:” Certo che puoi!””Bene allora evitiamo i preamboli, so perfettamente che questa è un’unità cinofila addestrata alla perfezione; d’altra parte se sono qui è proprio per lei.”Il suono che si udì alle loro spalle fu una specie di rantolo a bassissima frequenza:”Ngiorno a tutti… amici e non!” Il commissario gettò una sguardataccia al sovrintendente Antonino Gargiulo che in maniera esplicita ringhiava verso l’ospite in divisa, quindi il tono risalì di un centinaio di ottave e si udì uno squittio:” Che dice l’amore mio!? Non ti preoccupare che qui ci sta papà!” A quel suono melodioso la bullmastiff si scatenò ancora di più e, mentre Gargiulo le mostrava il guinzaglio, lei si lanciò tra le gambe dei presenti mettendosi a pancia all’aria, quindi dopo essersi esibita in una serie di giri su se stessa, la bestiola, quarantacinque chili di pelo e muscoli, si sedette come una statua accanto al suo amico-istruttore, pronta a condividere con lui la cerimonia mattutina che da sempre si svolgeva nel bar accanto al commissariato, e che prevedeva una lauta colazione. Mentre il maresciallo cercava di asciugare i vari schizzi di bava che gli decoravano la divisa, Salvatore si rivolse al suo sottoposto:” Mi raccomando Tonì! Mantenetevi leggeri…” Poi si girò verso l’ospite:” Vieni… accomodiamoci nel mio ufficio.”
Gli abitanti del quartiere ormai non facevano più caso a quel vecchio cieco che, da quasi una settimana, ad un certo orario si metteva ad elemosinare  sedendosi su quello che restava di una vecchia panca in cemento. La zona era molto degradata, ma il vecchio ogni giorno riusciva a portare a casa più di dieci euro di questua. I bambini del posto avevano imparato a conoscerlo e amavano intrattenersi accanto a lui  ad accarezzare e coccolare il suo magnifico cane guida, al quale portavano ogni genere di leccornia.
Il vicebrigadiere Amalia, dal canto suo, era oltremodo ligio allo spirito di servizio e la parte del povero cane affamato era diventata la sua specialità. Tonino Gargiulo, sovrintendente capo del commissariato di Sorrento era stato categorico:” Dottò dove va il cane devo andare pure io, altrimenti facciamo sciopero e addio operazione sotto copertura.” Si era lasciato crescere la barba, e aveva indossato un paio di occhiali scuri completando così il camuffamento:”Però!” Esclamò rivolto alla sua assistente.” E’ quasi meglio che stare in ufficio tutto il giorno, inoltre le mance non sono male; tu però devi stare attenta a non mangiare troppo oltre a tenere il naso bene in funzione, lo sai che stiamo cercando, no!? “ La collega guaì e si accucciò al suo fianco incollandosi per benino ad una  gamba. L’apparecchio acustico ronzò, e la voce del maresciallo Lo Russo gli arrivò chiara:” Gargiulo! Mi senti ?Passo! “  Antonino accostò il viso al bastone bianco e premette il pulsante di risposta .” Forte e chiaro, passo!” “Gli informatori ci hanno segnalato un grosso quantitativo di roba in transito, tenete gli occhi aperti. Passo” Prima di ripremere il pulsante Tonino non poté fare a meno di sogghignare tra sè:” Questo è proprio carabiniere incallito, s’è scordato che sono un cecato.” Poi rispose:”Marescià agli ordini! Faremo tutto il possibile! Passo e chiudo.” Dleng… il rumore di un’altra moneta da cinquanta centesimi lasciata cadere nella sua cassettina di ferro lo fece sobbalzare, questa volta a donare era stata una signora elegante, e Gargiulo ripetè la litania :” Il Signore le renda merito… grazie!” Ma il suo cervello da sbirro nel frattempo faceva un’altra considerazione; proprio di fianco alla benefattrice passava una suora la quale non lo aveva degnato di uno sguardo:” Come sono cambiati i tempi, una volta la carità era un dovere cristiano… ma tu guarda che tacchi alti che ha la sorella… ed ha anche un bel trolley capiente… forse è semplicemente in viaggio…”Antonino  guardò Amalia che sonnecchiava distesa ai suoi piedi:”Niente! Nessun allarme… “ L’interminabile turno di appostamento stava per finire, e il sott’ufficiale stava per lasciare la piazza, quando l’U.C. scattò in piedi e iniziò a puntare verso il marciapiede opposto al loro. Tonino, sbirciando sopra le lenti vide ancora la suora di poco prima, il pensiero fu preciso e arrivò subito alle sue labbra:” Questa volta nel valigione ci deve stare qualcosa d’interessante, è vero ‘a papà!?” Poi si rivolse al bastone.” Marescià, la collega scalpita, che faccio ,intervengo?” Nessuna risposta… “Marescià … cazzo! Io intervengo; passo e chiudo… affan’culo tu e a mazza!” L’attimo dopo due furie scatenate partirono sulla scia della monaca sventurata che, mangiata la foglia, abbandonò la valigia e iniziò a correre; mentre cercava di agguantarla Gargiulo, bastone in pugno e occhiali neri a mezzo naso, prese a gridare :” Sia lodato Gesù Cristo… voglio dire, ferma in nome della legge…” Amalia in dieci secondi raggiuse il trolley abbandonato ed iniziò a rasparlo segnalando che era pieno di droga, dall’altra parte della strada intanto un’autocivetta della benemerita tagliò la strada alla religiosa, dando il tempo a Gargiulo di bloccarne la fuga. Il maresciallo Lo Russo era raggiante:” Tonì, sei meglio di Mennea e quel cane… quel cane è formidabile.” Gargiulo neanche lo guardò, gli spinse la falsa suora tra le braccia e corse dalla sua beniamina:” Eccoti il tuo premio, sei stata bravissima… “ Poi rivolse un ultimo pensiero al collega maresciallo:” Stù strunz!... Mennea!... Mennea è morto frisc’allanima soia…  vieni torniamocene a Sorrento che qui abbiamo finito.”

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